Una delle obbligazioni più antiche del mondo è stata emessa nei Paesi Bassi, scrive il Financial Times. Il titolo risale al 1648 dall’Hoogheemraadschap van de Lekdijk bovendams, l’azienda idrica della città di Utrecht che gestiva il lato settentrionale della diga sul fiume Lek, un affluente del Reno. Quell’anno l’ente prese in prestito mille fiorini d’oro dall’uomo d’affari Niclaes de Meijer. Il contratto prevedeva il pagamento di un interesse semestrale del 5 per cento (cinquanta fiorini il 15 maggio e il 15 novembre di ogni anno). Si trattava di un’obbligazione perpetua, un titolo senza scadenza che paga un interesse fisso. Oggi non esiste più l’Hoogheemraadschap Lekdijk bovendams né la moneta in cui fu emessa l’obbligazione. Ma il titolo impegna al pagamento degli interessi la Hoogheemraadschap De Stichtse Rijnlanden di Houten . In seguito a secoli d’inflazione, riforme monetarie e ristrutturazioni delle clausole contrattuali, l’azienda versa 11,35 euro all’anno all’attuale proprietario, la Beinecke rare book and manuscript library dell’università di Yale, negli Stati Uniti. Il titolo fu comprato nel 2002 da Geert Rouwenhorst, professore di finanza di Yale, al prezzo di 24mila euro.
Un’obbligazione all’antica
Nuova tassa ambientale
Dal 1 ottobre 2023 l’Unione europea ha introdotto il Carbon border adjustment mechanism (Cbam), una norma che prevede la tassazione di merci prodotte fuori dal territorio comunitario in paesi che hanno criteri ambientali meno severi . Come spiega Bloomberg, la misura ha l’obiettivo di contrastare il cosiddetto carbon leakage , cioè la tendenza delle aziende a ridurre i costi spostando la produzione in posti con leggi ambientali più permissive. Inizialmente il Cbam sarà applicato in settori caratterizzati da un livello elevato di emissioni: acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, idrogeno ed elettricità. Gli importatori saranno obbligati a comprare crediti di carbonio, in base al prezzo che avrebbero dovuto pagare se i beni fossero stati prodotti nell’Unione. Saranno esentati parzialmente i produttori che hanno pagato una tassa sul carbonio nel paese d’origine della merce.
Attenti agli interessi
Gli Stati Uniti sono di nuovo alle prese con il rischio dello shutdown, la parziale chiusura delle attività dell’amministrazione pubblica che scatta quando il governo è a corto di finanziamenti. Non è questa, tuttavia, la principale minaccia all’economia statunitense, sostiene l’Economist. Sarebbe meglio guardare con più attenzione a quello che sta succedendo ai titoli del tesoro statunitense con scadenza decennale, il cui tasso d’interesse è salito al 4,7 per cento, il più alto dal 2007. Il rialzo è in corso dalla primavera, quando gli investitori si sono convinti che gli aumenti del costo del denaro voluti dalla Federal reserve (Fed, la banca centrale degli Stati Uniti) per frenare l’inflazione sarebbero durati a lungo. Il problema, spiega il settimanale britannico, è che nel 2007 il rapporto tra debito e pil statunitense era al 35 per cento, mentre oggi è al 98 per cento: “L’attuale aumento dei tassi significa che il costo del debito pesa quasi tre volte di più sul bilancio pubblico”. E nei prossimi anni il conto potrebbe salire ancora. ◆
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