Il 15 gennaio Donald Trump ha vinto nettamente le primarie del Partito repubblicano in Iowa, facendo un primo passo verso la candidatura alle elezioni presidenziali del 5 novembre. Trump ha ottenuto il 51 per cento dei voti, mentre i suoi due principali sfidanti, il governatore della Florida Ron DeSantis e l’ex governatrice della South Carolina Nikki Haley, si sono fermati intorno al 20 per cento. “L’Iowa di per sé non è molto rappresentativo dell’elettorato in generale, ma il margine della vittoria di Trump dimostra la sua presa sull’elettorato repubblicano”, scrive il New York Times. Il 23 gennaio si voterà in New Hampshire, dove gli elettori tendono a essere più moderati e dove può partecipare alle primarie anche chi si registra come indipendente. “Per questi motivi Haley, che è considerata la candidata meno radicale, potrebbe ottenere un buon risultato. I sondaggi la danno seconda dietro Trump con uno svantaggio non molto ampio”. L’ex presidente è imputato in quattro processi: quello per il suo tentativo di sovvertire l’esito delle elezioni del 2020 dovrebbe cominciare a marzo. Finora le incriminazioni non hanno indebolito comunque il suo consenso.
Trump vince in Iowa
Carceri sotto controllo
Il 13 gennaio le autorità ecuadoriane hanno annunciato di aver liberato circa duecento persone, tra agenti e impiegati penitenziari, presi in ostaggio nelle carceri dai gruppi della criminalità organizzata. Il 9 gennaio il presidente Daniel Noboa aveva dichiarato lo stato d’emergenza e aveva detto che è in corso un conflitto armato interno in seguito all’evasione del boss criminale Adolfo Macías, detto Fito, e allo scoppio della violenza in varie città. Secondo i dati del governo, finora esercito e polizia hanno arrestato 1.105 persone e ucciso cinque presunti terroristi. Noboa ha presentato una lista di ventidue gruppi terroristici attivi nel paese. Nelle operazioni sono morti anche due agenti. Secondo il sito indipendente Gk tra le vittime delle violenze ci sono anche cittadini colpiti da proiettili vaganti.
Arévalo presidente
“Il 14 gennaio il presidente socialdemocratico Bernardo Arévalo (nella foto), eletto a sorpresa lo scorso agosto, si è insediato come presidente del Guatemala”, scrive la Reuters. La cerimonia si è svolta con qualche ora di ritardo a causa dell’ostruzionismo del parlamento. “La nostra democrazia ha la forza di resistere. Attraverso l’unità e la fiducia possiamo trasformare la situazione politica del Guatemela”, ha detto Arévalo, che prende il posto del conservatore Alejandro Giammattei, il cui governo è stato segnato da una serie di scandali e dalla corruzione. Le priorità del nuovo esecutivo, che per metà sarà composto da donne, saranno l’istruzione, la sanità, lo sviluppo e l’ambiente. Secondo il sito guatemalteco Plaza Pública, “l’insediamento di Arévalo, ostacolato dall’élite politica ed economica, dimostra che i cittadini del paese centroamericano credono ancora in un cammino democratico”. ◆
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