È andata a finire così, resterà solo polvere di stelle. Quattro anni dopo la sua spettacolare vittoria alle elezioni legislative del 2018, il Movimento 5 stelle, nato come una formazione di protesta contro i partiti tradizionali, si spacca – con fragore e risentimento – in due gruppi contrapposti. Luigi Di Maio, ministro degli esteri ed ex capo politico del movimento, lascia il partito portandosi via più di sessanta parlamentari, che daranno vita al gruppo centrista Insieme per il futuro. Il potere di Giuseppe Conte, ex presidente del consiglio e nuovo capo politico dei cinquestelle, si dimezza di colpo. Di Maio ha dichiarato che la sua scelta è dovuta alla linea poco chiara seguita da Conte in politica estera e al suo appoggio tiepido all’Ucraina. Sono motivazioni che gli fanno onore, ma rappresentano solo una parte della verità.
A un anno dalle prossime elezioni legislative, per molti deputati e senatori del movimento, compreso Di Maio, si profila un’uscita di scena, perché sono in parlamento già da due mandati, un limite che nel loro partito non può essere superato. Inoltre, i sondaggi danno i cinquestelle in caduta libera, a quanto pare in modo inarrestabile, spingendo diversi parlamentari a fare una nuova scommessa. Come andrà? In questi anni gli italiani hanno potuto constatare che il Movimento 5 stelle – un tempo terrore della vecchia politica, a cui indirizzava il suo volgare “vaffa” – si è vantato dei suoi princìpi, ma appena è arrivato al potere se n’è liberato, governando con chiunque: prima con l’estrema destra, poi con il centrosinistra e ora con Mario Draghi. Decine di parlamentari hanno cambiato schieramento politico, voltagabbana come se fino a poco prima non fosse stato il peccato più grande.
Con un discorso d’addio patetico e a tratti grottesco, Di Maio ha cercato di buttarsi alle spalle rapidamente la pesante eredità di questo declino. Certo, non ci è riuscito in pieno. In Italia alcuni si chiedono già per chi voterà quel 33 per cento di elettori che ha scelto i cinquestelle nel 2018. La partita è aperta. E intanto Draghi continua a governare con la stessa coalizione, come se la galassia non fosse appena esplosa. ◆ al
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Questo articolo è uscito sul numero 1466 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati