Berlino e Parigi stanno perdendo Roma? O ancora una volta si tratta di molto rumore per nulla? Giorgia Meloni ha ricordato ai partner dell’Unione europea il destino del Titanic. Quando la nave affonda, ha detto la presidente del consiglio italiana, con la particolare veemenza che le è propria, vanno a fondo tutti, indipendentemente dal biglietto che hanno pagato. L’Unione europea non è fatta di paesi di serie A e di serie B, ha aggiunto. Vuol dire che allora si sente già di serie B?

Meloni non ha preso bene il fatto che l’8 febbraio il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron, con il quale già non aveva una grande intesa, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz abbiano incontrato informalmente a Parigi il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj per una cena a tre, senza invitarla. Secondo i mezzi d’informazione italiani, è un segnale del fatto che l’Italia è tornata in panchina. Ai tempi di Mario Draghi una cosa del genere non sarebbe successa. I giornali italiani hanno ripubblicato le foto del treno notturno per Kiev del giugno 2022, che aveva portato Draghi, Scholz e Macron nella capitale ucraina. Immagini che sono state accostate alla foto di gruppo dell’ultimo Consiglio europeo, in cui Meloni è in seconda fila. Il prima e il dopo. “L’Italia è isolata”, ha titolato il quotidiano La Repubblica.

Un presidente francese liberale e un cancelliere tedesco socialdemocratico hanno molte buone ragioni per far fatica a condividere i valori della premier post-fascista. Ma ignorare l’Italia dimostra poca lungimiranza. Il partito Fratelli d’Italia (FdI), guidato da Meloni, è stato il più votato dagli elettori, ha un ampio consenso in un paese fondatore dell’Unione europea. Forse questo non durerà a lungo, perché in Italia il clima politico cambia spesso e rapidamente. Ma al momento FdI è saldamente al governo, anche perché l’opposizione di centrosinistra è terribilmente debole.

Finora sulle grandi questioni, come la guerra in Ucraina, Meloni è sempre stata allineata all’Unione europea, anche se non è stato facile per lei sul piano della politica interna.

I suoi due alleati di governo, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, sono putiniani di vecchia data. Se sono stati tranquilli è perché Meloni ha voluto dare prova di europeismo e atlantismo, guadagnandosi un posto sulla scena internazionale e ricevendo applausi un po’ da tutti. Questo l’ha protetta e l’ha rafforzata. Il suo è forse opportunismo politico, ma ha incontrato perfettamente le esigenze di Bruxelles.

Cena riparatrice

Ora Meloni è tornata improvvisamente a parlare come prima. Paragona l’Unione europea al Titanic. Parla di prima e seconda classe. Rimprovera a Macron di aver agito in modo “inopportuno”. La diplomazia è un’altra cosa. È sempre così, quando i post-fascisti si sentono minacciati fanno le vittime. Un ruolo che hanno perfezionato nei decenni in cui erano esclusi dalla politica che contava: tutti sono contro di noi, tutti ci vogliono male, siamo noi contro tutti. Nella retorica politica italiana c’è un termine specifico per questo atteggiamento: vittimismo.

Anche se oggi è al governo, Fratelli d’Italia ricorre al vittimismo e potrebbe metterci poco a mostrare di nuovo il suo lato peggiore, ad allearsi con Viktor Orbán e a risvegliare l’insofferenza degli italiani per l’Unione europea. Isolare Meloni sarebbe una sciocchezza. Un invito a cena, a Berlino o a Parigi, possibilmente esclusivo, meglio ancora se a tre, e il più presto possibile, potrebbe sistemare le cose. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1499 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati