Quella della durata del rapporto sessuale è una questione di cui si parla spesso. Quali preconcetti si nascondono dietro l’idea che “più a lungo è meglio”? Innanzitutto la durata rimanda spesso a quella del coito, sottintendendo che l’atto è incentrato sulla penetrazione. Questo comporta un obbligo a “mantenere” il più possibile l’erezione per dimostrare la propria “virilità” o il desiderio per l’altra persona.
Sébastien, un uomo eterosessuale di 42 anni che fa il consulente per la salute sul lavoro, ha provato sulla sua pelle fino a che punto questo argomento possa cristallizzare certe aspettative. “Mi è capitato di interrompere un rapporto penetrativo perché la mia erezione non reggeva e la mia compagna mi ha chiesto se era un segnale del fatto che io non l’amassi più. In realtà a volte non si è dell’umore giusto, non mi pare grave”, dice. Sébastien ricorre spesso a pratiche alternative, perché non ha mai sacralizzato la penetrazione. “Mi piace molto, ma per me non è essenziale. Ci sono altri modi per provare piacere. Le carezze, il sesso orale e i sex toys sono già rapporti sessuali. Con la mia partner pratichiamo il bondage, perché a lei piace essere legata. Io provo piacere a vederla godere. In questo contesto, che non richiede un’erezione, non sento il bisogno di averne”.
Non mettere la penetrazione al centro della propria sessualità ha spinto Sébastien a non contare i minuti o le ore. “Dipende dall’umore. Dieci minuti possono bastare se non si ha tempo e si ha tanta voglia. Ma anche passare tutto il weekend a letto può essere molto gradevole. Oggi potrei leccare la mia partner per un’ora e probabilmente le piacerebbe. Ma domani potrebbe trovarlo sgradevole. È una questione di desiderio, tutto qui”.
Nella sua clinica la sessuologa Morgane Beauvais riceve molti uomini che si interrogano sui loro “problemi” di erezione, e nello specifico su quanto debba durare una penetrazione. Dal suo punto di vista, l’idea che il rapporto sessuale debba durare il più a lungo possibile crea molta ansia da prestazione. Un’ansia che contrasta con il piacere condiviso. “Spesso quando un uomo mi dice che non dura molto, gli chiedo cos’è un rapporto sessuale e in quale momento secondo lui comincia. Così è possibile demistificare quello che vedono nelle riviste e online, riportando il discorso sui loro desideri”.
Ciliegina sulla torta
La sessuologa punta sul concetto di “autonormia”, ossia l’idea di costruirsi da soli la propria norma sessuale e di non lasciarsi condizionare da uno standard predefinito. “Non è il cronometro a rendere piacevole un rapporto sessuale”, precisa. “È tutto quello che accade tra i partner. Incoraggio le persone a cercare ciò che gli dà piacere e che le fa stare bene con l’altro. Bisogna smettere di vedere la sessualità come una performance a tempo e cominciare a dare valore all’ascolto, alla connessione e al consenso”.
Non è sempre facile, però, soprattutto quando i mezzi d’informazione o i social media continuano a diffondere studi sulla durata dei rapporti sessuali. Le cifre che si trovano online variano da cinque a venti minuti, ma non sempre si capisce se si riferiscono alla durata della penetrazione o al rapporto nel suo insieme.
Morgane Beauvais osserva che contenuti di questo tipo ignorano le differenze e sono sempre eterocentrati. “Nelle sessualità queer il copione ha norme meno rigide. Spesso si creano altri standard per rispondere ai propri desideri. E non si fondano solo sulla penetrazione, quindi la durata è un criterio meno importante”.
La pensa così anche Sara (il nome è di fantasia), una donna lesbica di 31 anni che lavora nella comunicazione. Secondo lei quando ci si discosta dal copione che prevede la penetrazione e si riconosce che il rapporto sessuale può includere anche altro, la questione della durata non ha più senso. O meglio, il tempo può estendersi senza che insorga ansia da prestazione.
“In quanto lesbica spesso i miei rapporti sono più lunghi rispetto alle statistiche, ammesso che abbiano un significato. Non faccio caso all’ora, ma quando metto della musica mi accorgo che un rapporto può durare anche il tempo di due album. Mi ha sorpreso sapere che la media del sesso eterosessuale è di quindici minuti, perché mi sembra davvero breve. Io in un quarto d’ora riesco a malapena a cominciare!”.
Sara pensa che il sesso eterosessuale sia orientato verso i desideri degli uomini. “Fuori da quello schema si ha più spazio per inventare una sessualità diversa. Poiché le lesbiche sono state a lungo invisibili e le nostre pratiche non sono state considerate vero sesso, abbiamo avuto una certa libertà su cosa fare nel privato”.
Questo non significa che tutti i rapporti sessuali tra lesbiche siano senza norme, né che tutti quelli eterosessuali si basino su uno schema tradizionale. Ma mettere in discussione quest’ultimo apre ad altre rappresentazioni del sesso, che non si fermano necessariamente dopo un orgasmo, che possono continuare, oppure no, come anche includere pause o conversazioni.
Marine, regista eterosessuale di 35 anni, ha già vissuto una ridefinizione di ciò che significa un rapporto sessuale e, di conseguenza, di quando questo comincia e finisce. “Con il preservativo il mio ex perdeva spesso l’erezione. Perciò ricorrevamo a tutta una serie di cose oltre la penetrazione. A volte avevamo rapporti molto lunghi, perché intermittenti. Sei a letto, fai del sesso orale, raggiungi l’orgasmo, poi ti riposi, bevi un po’ d’acqua e ricominci con qualche carezza. E si va avanti per quattro ore”, racconta.
Ciò non toglie che a volte si possano avere rapporti più rapidi. “Quando ci si ritrova dopo essere stati separati a lungo, si è molto eccitati e ci si salta addosso, allora tutto può accadere molto in fretta ed è bellissimo. Questo però non impedisce di rifarlo più tardi”.
Per finire bisogna sottolineare che molte persone non amano una penetrazione prolungata. Maxine (il nome è di fantasia), 31 anni ed eterosessuale, ha sempre preferito che non durasse più di qualche minuto. Lei e il suo compagno riescono a comunicare e a fermarsi quando non è più piacevole per uno dei due. “Mi piace questa pratica, ma preferisco che non sia eterna. Altrimenti sento come uno sfregamento e può essere doloroso o troppo ripetitivo”, dice. “Per me la penetrazione è la ciliegina sulla torta, ma non deve durare troppo. È molto più importante la giusta alchimia”. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati