La mattina molto presto a Bhubaneswar, nell’India orientale, Gadadhara Mohanty aspetta con ansia i camion che portano le banane al mercato dopo aver percorso qualche centinaio di chilometri. Senza un sistema di refrigerazione nel suo magazzino, un solo giorno di ritardo può ridurre il valore della merce del 10 per cento o più. “Se le vendite rallentano, in estate le perdite sono enormi”, dice.

Non è un problema di poco conto per l’India, dove fino al 15 per cento della frutta e della verdura si perde dopo il raccolto nonostante la malnutrizione e la fame siano ancora diffuse. La causa principale è la carenza di infrastrutture. La maggior parte degli agricoltori è costituita da piccoli produttori che non possono investire molto in sistemi di raffreddamento e refrigerazione. Il paese, inoltre, ogni anno spreca quasi ottanta milioni di tonnellate di generi alimentari nella vendita al dettaglio. E con l’aggravarsi della crisi climatica i numeri sono destinati a peggiorare. Il primo ministro Narendra Modi ha modernizzato gran parte delle infrastrutture indiane, ma secondo gli agricoltori i progressi nel loro settore ancora non si sentono. Fuori dalle aree urbane lo stoccaggio, il trasporto e la distribuzione al dettaglio sono rallentati dalle strade accidentate e dalla distanza tra le aziende agricole e i mercati all’ingrosso.

Il deperimento durante il transito aumenta a sua volta i costi di approvvigionamento, facendo lievitare i prezzi al consumo. Per raggiungere i mercati di Bhubaneswar, i camion viaggiano per quasi ventiquattr’ore dalle fattorie del vicino stato dell’Andhra Pradesh. Per mantenerli freschi durante il viaggio, i frutti vengono coperti con foglie. Ma serve a poco: nel 2021 l’India ha perso 1.500 miliardi di rupie (16,9 miliardi di euro) di generi alimentari. L’aumento delle temperature sta alzando la posta in gioco. Nell’Andhra Pradesh i coltivatori raccontano che a causa del clima estremo stanno perdendo raccolti. Ogni casco rovinato, circa 80-130 banane, può equivalere a una perdita di 150 rupie. Nel 2023 nell’Andhra Pradesh la temperatura ha raggiunto il secondo picco più alto mai registrato dal 1901. Venkatanaidu Guntreddi, un coltivatore di banane, ha chiesto alle autorità del suo villaggio di aiutare gli agricoltori a creare unità per la produzione di chips o vino di banana.

Commercio di patate

L’India ha una capacità di stoccaggio del freddo di più di trenta milioni di tonnellate. I frigoriferi sono usati soprattutto da chi commercia patate. Non ci sono abbastanza camion e capannoni refrigerati per la frutta e la verdura. Secondo il ministero dell’industria alimentare, il paese fornisce sussidi fra il 35 e il 50 per cento per costruire strutture di stoccaggio, ma molti sostengono che i costi sono ancora troppo alti. I contadini dell’Andhra Pradesh dicono di dover sempre scaricare frutta e verdura fresca velocemente e spesso quindi sono costretti a vendere a qualsiasi prezzo offerto dai commercianti. Tempo fa Bhanu Rokkam ha cominciato la raccolta all’alba per evitare il sole cocente. Ha impiegato quasi quattro ore per raccogliere 250 caschi. Gli intermediari gli hanno offerto 200-220 rupie a casco, escluse le spese di trasporto, una cifra inferiore del 12 per cento rispetto a quella che potrebbe ricavare nei mesi più freddi.

Nel vicino stato di Odisha anche i rivenditori sono limitati dalla carenza di infrastrutture per la conservazione a freddo e dalla necessità di comprare solo la quantità di frutta che possono vendere in giornata. Questi ostacoli influiscono sulla loro capacità di fare scorte. Le perdite lungo la filiera ricadono sui consumatori, perché i costi sono trasferiti da un passaggio all’altro, con un conseguente aumento dei prezzi finali.

Mahadev Barik, un venditore ambulante di Bhubaneswar, vende più di mille banane al giorno. Quando fa molto caldo, è costretto a farsi pagare meno di quanto ha speso per comprarle e le sue perdite arrivano anche al 30 per cento. Con temperature così estreme, esce con il suo carretto solo di sera. “Di giorno le banane si anneriscono”, dice. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati