Quando deve decidere se ordinare un nuovo titolo, Colleen Olive si fa molte domande. È un buon libro? Sta bene nel catalogo della biblioteca? Piacerà a bambini e ragazzi? Ma da qualche tempo è costretta a farsi una domanda in più, che rischia di mettere in secondo piano tutte le altre: potrebbe metterla nei guai? Olive lavora nella biblioteca comunale di Lewiston in Idaho, negli Stati Uniti.
Mentre qualche genitore aiuta i figli piccoli a scegliere gli albi illustrati e un’adolescente dà un’occhiata allo scaffale di saggistica per una ricerca scolastica, Olive è nel suo ufficio. La porta è aperta e lei ripensa al momento in cui si è fatta quella domanda per la prima volta dopo venticinque anni di carriera. Da quel giorno è passato quasi un anno. Aveva ordinato un libro sul ciclo mestruale. Conteneva immagini esplicite. “Sfogliandolo mi sono chiesta se sarei stata criticata per averlo scelto”, racconta. Ma Olive lo aveva messo comunque sullo scaffale, vicino a tutti gli altri libri che avrebbero potuto creare problemi: quelli sulla sessualità, sui temi lgbt+ e sulla storia degli afroamericani.
Negli Stati Uniti la battaglia culturale è arrivata in biblioteca. Genitori, attivisti e politici, soprattutto repubblicani, pretendono di censurare alcuni libri. Vogliono stabilire cosa si può leggere e prendere in prestito. Sostengono che alcuni volumi servono a indottrinare i bambini. Secondo la Public library association (l’associazione delle biblioteche pubbliche, Pla), nel 2022 ci sono stati 1.269 tentativi di influenzare le scelte delle biblioteche, mentre le richieste di censura sono state più di 2.571. Non si erano mai viste cifre del genere da quando la Pla ha cominciato a fare queste rilevazioni, vent’anni fa. Nella maggior parte dei casi i testi presi di mira trattano argomenti legati alla comunità lgbt+ e contengono rappresentazioni sessuali esplicite.
I tre più contestati degli ultimi tre anni sono Gender queer di Maia Kobabe, un fumetto in cui l’autrice racconta le sue esperienze giovanili di persona non binaria; Lawn boy di Jonathan Evison, che parla della battaglia di un ragazzo statunitense di origine messicana contro povertà e razzismo; e All boys aren’t blue di George M. Johnson, su cosa significa essere un uomo nero queer.
Questi libri hanno avuto ottime recensioni sui mezzi d’informazione e sono stati elogiati dalle organizzazioni progressiste, compresa la Pla. Secondo i conservatori e i cristiani di destra, però, che spesso sono in maggioranza nei comitati dei genitori nelle scuole, hanno contenuti osceni e mirano all’indottrinamento sessuale. Jonathan Evison ha raccontato di aver ricevuto minacce di morte dopo che si era diffusa la notizia falsa che nel suo libro c’erano scene di pedofilia.
A Lewiston i ragazzi e le ragazze possono prendere in prestito tutti e tre i libri. Almeno per ora. La biblioteca pubblica è in un locale in cui un tempo c’era un ferramenta. Ha soffitti alti, tanta luce e molte poltrone comode. È il cuore pulsante di Lewiston, che conta 36mila abitanti e ha un centro piuttosto piccolo: a ricordare i tempi andati c’è solo la facciata di qualche palazzo e i binari arrugginiti, coperti di erbacce. Su Main street, la strada principale, si susseguono caffè, saloni di bellezza, hamburgherie, catene di pizzerie e barbieri. La capitale dell’Idaho, Boise, è a più di cinque ore di auto verso sud: la strada attraversa boschi e colline, e lungo il tragitto in certi momenti i telefoni non prendono. Secondo Colleen Olive, Lewiston è una di quelle città in cui la biblioteca può aprire finestre su altri mondi, su realtà che, viste da qui, sembrano lontanissime.
Mese afroamericano
La bibliotecaria preferirebbe parlare della magia della letteratura. Trova frustrante l’attenzione eccessiva verso i libri che parlano di omosessualità e di sessualità. “Abbiamo un catalogo ampio e inclusivo che parla a tutti i gruppi e le comunità, non solo alle persone lgbt+”. Ma Olive – 59 anni, di cui più di quaranta passati in Idaho – sa bene che le sue parole sono difficili da accettare per molti genitori della città. I cambiamenti mettono a disagio: quello a cui stiamo assistendo, dice la donna, è un backlash, un contraccolpo avvenuto negli ultimi tempi: alla fine degli anni settanta solo il 43 per cento degli statunitensi era a favore della legalizzazione dei rapporti tra persone dello stesso sesso, oggi quel dato supera l’80 per cento.
Ma l’Idaho è uno stato conservatore, dominato dal Partito repubblicano. Nel distretto di Lewiston alle elezioni di metà mandato del novembre 2022 sono stati eletti solo candidati repubblicani, e alle presidenziali del 2020 Donald Trump ha conquistato l’Idaho con più del 65 per cento dei voti. Quasi il 90 per cento della popolazione è composto da bianchi. E Olive vorrebbe usare i cinquantamila libri della sua biblioteca per raccontare mondi che qui, per qualcuno, non dovrebbero proprio esistere.
Dice che da qualche tempo presta più attenzione a chi entra nella biblioteca. Spesso, racconta, nota persone che “osservano i libri troppo da vicino”. Non cercano uno specifico volume da prendere in prestito, ma osservano gli scaffali alla ricerca di un pretesto per lamentarsi. Tuttavia, mentre molti colleghi in Idaho e nel resto del paese hanno dovuto affrontare proteste e attacchi pubblici, Olive finora è stata fortunata. È successo due volte che dei genitori andassero da lei per lamentarsi di un libro: “Ci ho parlato e gli ho mostrato dove potevano trovare i libri che volevano far leggere ai figli”. Per ora quindi è riuscita a evitare richieste di censura. Secondo lei l’assurdità sta tutta qui: “Noi non costringiamo nessuno a prendere in prestito i libri”.
Spesso i conservatori se la prendono con le tessere delle biblioteche: sono gratuite e chiunque abbia più di dieci anni può usarle per prendere in prestito tutti i libri che vuole. Per chi pensa che le persone omosessuali o trans siano “malate” o “deviate”, le tessere sono uno strumento per indottrinare. Quest’idea viene pubblicamente ripresa da politici importanti nella battaglia culturale in corso a livello nazionale. Ron DeSantis, governatore della Florida e potenziale candidato repubblicano alle presidenziali del 2024, ha messo la questione al centro di tutti i suoi interventi: i bambini vanno educati e non indottrinati. E per evitare condizionamenti, sostiene la destra, bisogna eliminare nelle scuole e nelle università tutto quello che fa parte della rivoluzione culturale di sinistra: limitare i contenuti che riguardano razzismo e diversità, ed escludere dalle lezioni di educazione fisica gli studenti che si identificano come persone trans.
Colleen Olive spera che la guerra ai libri finisca presto, ma è abbastanza pessimista. Appena la conversazione tocca la politica lei diventa più cauta, sceglie con cura le parole e sottolinea di continuo che non le è mai interessata particolarmente. Ma dice anche che continuerà a lavorare come ha sempre fatto, senza farsi condizionare dalle richieste di censura o dai toni accesi del dibattito pubblico. A febbraio, il mese in cui negli Stati Uniti si celebra la storia e la cultura afroamericana, ha messo in risalto, nella sezione dedicata agli adulti, i libri sul tema. L’accusa di mettere testi pericolosi in mano a bambini e ragazze la fa infuriare, ed è anche per questo che la porta del suo ufficio è perfettamente aperta: Olive vuole essere sempre a disposizione. Va spesso dai genitori che leggono libri ai figli nell’angolo giochi o nella zona dedicata agli adolescenti. Chiede a una giovane madre se ha trovato quello che cercava, dà una mano a una studente che cerca testi per una ricerca scolastica. Si respira la classica atmosfera da biblioteca, uno spazio aperto e allo stesso tempo sicuro. “I ragazzi che si sentono emarginati qui trovano un luogo che li rassicura”, spiega Olive. Ma la domanda è: per quanto tempo ancora?
Appuntamento con il sindaco
I tentativi di censura aumentano. Nel parlamento dell’Idaho, controllato dai repubblicani, nel 2022 è stata presentata una proposta di legge che avrebbe permesso ai genitori di denunciare i bibliotecari per i libri presi in prestito dai figli minorenni. La proposta è stata bocciata grazie al voto di alcuni senatori repubblicani moderati. Nel testo si parlava di harmful material, contenuto nocivo. Non era spiegato quali libri rientrassero in questa categoria, quindi per Colleen Olive e i suoi colleghi sarebbe stato impossibile prevedere le possibili conseguenze legali di alcune scelte fatte sul lavoro. Avrebbe potuto essere considerato pericoloso un libro sul ciclo mestruale, che contiene immagini esplicite, e anche My two dads, che parla di un ragazzo cresciuto da due padri, oppure Gender queer.
“Eravamo tutti spaventati”, dice Olive, che ha figli e nipoti, e per nessuna ragione metterebbe a rischio la vita privata per il lavoro. “Ci chiedevamo: continueremo a lavorare anche a rischio di essere arrestati?”. Dopo averlo detto a voce alta, Olive si fa silenziosa. Per ora la decisione è rimandata, ma lei teme che i politici conservatori tornino alla carica.
I repubblicani dell’Idaho sono riusciti a togliere soldi alle biblioteche pubbliche, tagliando 3,5 milioni di dollari che erano destinati al potenziamento di queste strutture nelle zone rurali. Anche in quel caso il dibattito ruotava intorno all’accesso dei minorenni a libri “osceni” o “pericolosi”. “È difficile non sentirsi minacciati”, dice Lynn Johnson, direttrice della biblioteca di Lewiston. Sulla sua scrivania, oltre ai libri, ci sono pile di documenti. La donna, che ha cinquant’anni, si occupa anche della contabilità. È d’accordo con Olive: tutti i libri devono restare al loro posto, nonostante i tagli. Johnson e Olive sono convinte che i repubblicani dell’Idaho presenteranno una nuova legge per vietare certi libri. “Finora siamo state fortunate, ma le richieste di eliminare alcuni titoli dai nostri scaffali si moltiplicheranno”. Johnson parla molto con i politici locali e fuori dall’ufficio il sindaco la aspetta per il loro appuntamento settimanale. Fino a qualche anno fa per lei l’idea di essere costretta a difendere il proprio lavoro e a combattere per la libertà di lettura e l’indipendenza delle biblioteche sarebbe stata impensabile. Sia lei sia Olive credono che serva più solidarietà tra i bibliotecari. Secondo l’American library association (Ala), sono in aumento i casi in cui a prendere di mira i libri non sono più singoli genitori ma gruppi organizzati. Uno dei più importanti è Moms for liberty, madri per la libertà, il cui obiettivo dichiarato è “difendere i diritti dei genitori”. Non solo in Idaho ma anche in Kentucky, Florida, Tennessee, Missouri e altri stati in cui i repubblicani cercano di controllare le biblioteche introducendo nuove leggi.
Olive e Johnson conoscono molte colleghe che hanno gettato la spugna, piegandosi alle pressioni subite a livello personale e temendo le conseguenze che la guerra contro i libri potrebbe avere sulle biblioteche. Nell’estate 2022 si è dimessa la direttrice di una biblioteca nella contea di Boundary, nel nord dell’Idaho: aveva ricevuto minacce per non aver assecondato le richieste di censura di alcuni genitori.
Percorrendo le file di scaffali della biblioteca, Olive e Johnson vedono ancora tante persone che apprezzano questo posto, con tutti i suoi mondi diversi, proprio come fanno loro. “In fondo difendiamo la pluralità dei libri in nome di tutti”, dice Colleen Olive. Ma dal tono non sembra convinta che sarà presa sul serio da chi ha dichiarato guerra ai libri. ◆ sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 55. Compra questo numero | Abbonati