Ricordate la famosa risposta di alcuni aborigeni a un esploratore che li incontrava per la prima volta e gli chiedeva: “Ci sono ancora cannibali tra voi?”. E quelli: “No, abbiamo mangiato l’ultimo ieri”. Se una comunità si libera del cannibalismo mangiando l’ultimo cannibale, non potrà comunque mai definirsi civilizzata se anche quell’ultimo atto fosse considerato cannibale. Per questo deve cancellarlo dalla memoria e proclamarlo sacro. In modo simile, all’epoca del far west negli Stati Uniti il passaggio dalla barbarie alla modernità basata sulla legge fu realizzato attraverso crimini violenti, e furono inventate delle leggende per nasconderli. Era a questo che faceva riferimento il regista John Ford nella famosa battuta del suo western del 1962 L’uomo che uccise Liberty Valance: “Qui siamo nel west, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda”. La leggenda “diventa realtà” non nel semplice significato di verità fattuale, ma nel senso che diventa una componente intrinseca dell’ordine sociopolitico, perciò respingerla significherebbe disintegrarlo.
Questi metodi illegali continuano a ripetersi all’infinito: sono resi possibili dagli apparati di potere legittimi – come la tortura definita eufemisticamente dalla Cia “tecnica d’interrogatorio potenziato” – e testimoniano il fatto che i nostri governi continuano a fare affidamento sul loro lato oscuro. Ecco perché il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è come Antigone, l’eroina della tragedia greca, simbolo della libertà di coscienza. Da tempo relegato nel ruolo di morto vivente, isolato in una cella solitaria, costretto a contatti limitati con familiari e avvocati, senza che su di lui penda una condanna, in attesa di estradizione, ha subìto le conseguenze dell’atto di rendere pubblico il lato oscuro della politica statunitense, senza limitarsi a informare i servizi segreti di altri paesi ostili a Washington.
Il modello insuperato del leader osceno che viola pubblicamente la legge è naturalmente Donald Trump
Oggi però sta succedendo qualcosa di molto più strano: stanno emergendo nuovi leader politici, che, per citare la filosofa slovena Alenka Zupančič e il suo ultimo libro Let them rot: Antigone’s parallax (Fordham university press 2023), “si vantano di violare la legge apertamente e non più in segreto, come se farlo apertamente indicasse un qualche tipo di fondamentale differenza morale o di carattere, nello specifico ‘mostrare coraggio’, ‘mostrare le palle’”.
“Tuttavia, quella che in apparenza sembra una coraggiosa trasgressione delle leggi dello stato, priva della ‘ipocrisia’ che quelle leggi a volte richiedono, in realtà è un’identificazione diretta con il lato oscuro del potere. Non è altro che questo”, prosegue Zupančič. “Stanno ‘trasgredendo’ le loro stesse leggi. Ecco perché, anche quando sono al potere, questi leader continuano ad agire come se fossero all’opposizione rispetto al potere esistente, ribellandosi contro di esso, chiamandolo ‘stato profondo’ o in altro modo”.
Il modello insuperato del leader osceno che viola pubblicamente la legge è naturalmente Donald Trump. Ecco l’ultimo esempio: il 12 marzo 2022 l’ex presidente degli Stati Uniti ha invocato la riscrittura della costituzione per ribaltare le elezioni del 2020 e consentirgli di tornare al potere: “Rovescerete i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 assegnandole al vincitore legittimo, o preferite convocare nuove elezioni? La gigantesca frode in corso consente di ignorare tutte le leggi, i regolamenti e gli articoli, anche quelli contenuti nella costituzione”.
Sembra che in alcune democrazie occidentali il sistema legale non riesca nemmeno a mantenere le apparenze: se vuole sopravvivere deve infrangere apertamente le sue stesse norme. Le apparenze si stanno disintegrando anche in Russia: nel 2014 il presidente Vladimir Putin prima ha dichiarato che non c’era alcun intervento militare russo in Crimea e che la popolazione locale si era semplicemente ribellata contro il terrore ucraino; poi ha ammesso che i soldati russi erano intervenuti con uniformi senza mostrine. Evgenij Prigožin, uno degli uomini più forti vicini al presidente russo e capo della compagnia di mercenari Wagner, in un primo momento ha negato di avere a che fare con il gruppo per poi ammettere semplicemente di guidarlo. Il vero coraggio è dunque definito come il coraggio d’infrangere le regole, se richiesto dagli interessi dello stato. Ritroviamo questa posizione nell’autentica ammirazione della destra per gli eroi che sono pronti a fare il lavoro sporco quando serve: è facile fare qualcosa di nobile per il proprio paese, spingendosi fino a sacrificare la propria vita. Molto più difficile è commettere un reato per il proprio paese.
Assange è una spia del popolo, perché ha reso pubblico il lato oscuro, o una sua piccola parte, della politica statunitense
Nel suo discorso del 4 ottobre 1943 ai capi delle Ss a Posen, in Germania, il generale Himmler parlò dello sterminio degli ebrei definendolo “una pagina gloriosa della nostra storia, una pagina che non è mai stata scritta e non potrà mai essere scritta”. Himmler si riferiva esplicitamente all’uccisione di donne e bambini. “Ci troviamo a dover rispondere alla domanda: cosa dovremmo fare con donne e bambini? Anche in questo caso ho deciso di trovare una soluzione chiara. A mio parere non sono giustificato a sterminare gli uomini – ossia ucciderli o farli uccidere – se poi permetto ai loro vendicatori, ossia ai bambini, di crescere e rivoltarsi contro i nostri figli e nipoti. È stato necessario prendere questa difficile decisione per far sparire questo popolo dalla faccia della terra”.
Tuttavia, in Russia e in altri stati sta succedendo qualcosa di molto diverso. Nello stalinismo le apparenze erano salvate e il mangiare l’ultimo cannibale era ormai legale: le purghe di milioni di persone rappresentavano un continuo mangiare l’ultimo cannibale. Il paradosso in questo caso è che, come nell’Antigone di Sofocle, la regola non scritta a cui era molto rischioso obbedire era la morale stessa.
Con Putin, la Russia ha di nuovo elevato al rango di legge il fatto di mangiare l’ultimo cannibale: il 15 dicembre 2022 la duma, il parlamento, ha adottato la prima stesura di una legge secondo cui qualsiasi reato commesso a Donetsk, Luhansk, Zaporižžja e Cherson prima dell’annessione delle quattro regioni il 30 settembre scorso “non sarà considerato un reato punibile dalla legge” se sarà stabilito che è stato compiuto “nell’interesse della Federazione russa”. Non è chiaro come si deciderà se un reato è stato commesso per servire gli interessi della Russia. Le forze armate di Mosca sono state accusate di un’ampia gamma di crimini nelle regioni occupate dell’Ucraina, dalla tortura allo stupro, dall’omicidio al saccheggio, al vandalismo. Siamo consapevoli di cosa sta succedendo? Non c’è da stupirsi se nei testi sulla guerra in Ucraina stia già circolando la metafora del cannibalismo.
Il giornalista britannico Timothy Garton Ash ha scritto sul Guardian: “La cultura russa è una vittima collaterale del cannibalismo di Putin, che divora se stesso”. E ha ragione quando dice: “È arrivato il momento di chiedersi se, da un punto di vista oggettivo, Vladimir Putin sia un agente dell’imperialismo americano. Perché nessuno statunitense ha mai inflitto neanche la metà dei danni che lo stesso Putin ha causato a quello che definisce il ‘mondo russo’.
Il termine “cannibali” lo ritroviamo anche in una frase sull’ambasciatore russo in Kazakistan Alexei Borodavkin, formulata in un russo fluente dal giornalista kazako Arman Shuraev in un video pubblicato su YouTube: “Tutto quello che avete ottenuto grazie alle vostre azioni stupide è la russofobia”. Se la Russia dovesse invadere il Kazakistan come ha fatto con l’Ucraina, ha aggiunto Shuraev, “l’intera steppa kazaka sarebbe ricoperta dai cadaveri dei vostri militari. Siete degli idioti. Siete come cannibali che divorano se stessi”.
Paradossalmente questa falsa trasparenza rende le mistificazioni sul potere dello stato ancora più pericolose, smantellando la nostra sensibilità morale. Ecco perché abbiamo bisogno di figure come Julian Assange, oggi più che mai.
Assange, dicevo, è come Antigone, a lungo relegato nella posizione di morto vivente. E perché? Perché è una spia del popolo, perché ha reso pubblico il lato oscuro, o una sua piccola parte, della politica degli Stati Uniti. Perciò il mio augurio per l’anno nuovo è che il presidente Joe Biden trovi il coraggio e decida di lasciar cadere le accuse contro di lui. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1493 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati