Il dato di novembre sull’inflazione nell’eurozona è stato una sorpresa positiva: i prezzi sono aumentati solo del 2,4 per cento rispetto allo stesso mese del 2022, contro il 2,9 registrato a ottobre. Il ritorno alla soglia fissata come obiettivo dalla Banca centrale europea (Bce), il 2 per cento, è a portata di mano.
In realtà in quasi tutti i settori i prezzi stanno ancora crescendo a ritmi sostenuti (nell’alimentare sono saliti del 7,1 per cento, per hotel e ristoranti del 6,3 per cento), ma l’energia è molto più economica di un anno fa (-6,1 per cento). Molti economisti dicono che l’aumento dei tassi d’interesse al 4,5 per cento ancora non ha prodotto i suoi effetti e ne deducono che l’inflazione moderata di oggi sia solo la conseguenza della fine degli aumenti temporanei dovuti alla pandemia e alla guerra in Ucraina. Secondo loro la stretta monetaria potrebbe creare danni evitabili: il 2024 è un anno elettorale, e quando si vota i governi chiedono politiche monetarie espansive che riducano la disoccupazione e favoriscano la crescita. La presidente della Bce, Christine Lagarde, si dice ancora preoccupata per l’inflazione, ma è difficile che riesca a tenere politiche restrittive a lungo. Le elezioni europee di giugno si avvicinano. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 116. Compra questo numero | Abbonati