A quasi due anni dall’attacco della Russia all’Ucraina, negli Stati Uniti e in Europa la disponibilità a sostenere Kiev si riduce. Ma dal punto di vista finanziario conviene combattere e vincere. Ogni giorno di guerra, stima Yurij Gorodnichenko, economista ucraino che insegna all’università della California a Berkeley, produce danni per 1-1,5 miliardi di dollari. A guerra finita serviranno più di mille miliardi di dollari per ricostruire il paese. E c’è un accordo tacito tra l’Unione europea e gli Stati Uniti: loro pagano le armi, noi europei il resto.
Infatti il pacchetto da cinquanta miliardi approvato dopo quasi un anno di promesse dai governi europei serve a sostenere lo stato ucraino, non l’esercito. Il 90 per cento degli stanziamenti di Washington per munizioni, missili, tecnologie belliche non va in Ucraina, ma ad aziende statunitensi che producono armi destinate al governo di Kiev.
La guerra, quindi, non è un costo netto per l’economia statunitense, mentre la ricostruzione rischia di essere un salasso per l’Unione europea. Per limitare lo sforzo si potrebbero usare i trecento miliardi di dollari di riserve della banca centrale russa congelati dalle sanzioni. Questi soldi basterebbero a pagare due anni di sostegni e guerra. In attesa di una vittoria, forse. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1550 di Internazionale, a pagina 93. Compra questo numero | Abbonati