Nel suo primo viaggio ufficiale negli Stati Uniti, alla fine di aprile, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha fugato i dubbi sulla possibilità che Seoul sviluppi armi nucleari. Per mesi Yoon e altri politici avevano sostenuto che, di fronte agli ultimi test nucleari della Corea del Nord, Seoul non potesse più dipendere totalmente dall’alleato statunitense e avrebbe dovuto considerare l’idea di dotarsi a sua volta dell’atomica. Ma a Washington Yoon e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden hanno annunciato la creazione di un nuovo meccanismo che dovrebbe escludere una volta per tutte quest’ipotesi. All’interno del Gruppo di consultazione sul nucleare (Ncg) i due paesi potranno discutere l’impiego di armi atomiche nella penisola coreana. Biden ha anche ribadito con decisione l’impegno degli Stati Uniti a difendere la Corea del Sud. In un comunicato congiunto, chiamato “dichiarazione di Washington”, Biden ha sottolineato che un attacco nucleare nordcoreano contro il Sud “provocherebbe una risposta risoluta, forte e decisiva”.
Senza precedenti
L’alleanza tra Washington e Seoul risale all’epoca della guerra di Corea (1950-1953). Da allora i due paesi organizzano regolarmente vertici che si concludono con la promessa di rafforzare i rapporti e la cooperazione nel campo della sicurezza e del commercio. Ma la creazione di un istituto specifico per discutere un eventuale impiego di armi nucleari è una novità. L’Ncg permetterà ai due paesi di affrontare il tema “in modo diretto e a un livello senza precedenti”, spiega Evans Revere, ex funzionario del dipartimento di stato americano con una lunga esperienza di negoziati con la Corea del Nord. “Con questo nuovo accordo Biden ha compiuto un passo che soddisfa le necessità di Seoul in tema di sicurezza, rafforza la fiducia dei coreani nella parola di Washington e invia un messaggio chiaro a Pyongyang sulla solidità dell’alleanza tra Stati Uniti e Corea del Sud”, spiega Revere.
In Corea del Sud la paura del nucleare nordcoreano cresce ormai da anni, e i sondaggi rivelano un graduale aumento nella percentuale delle persone favorevoli allo sviluppo di un programma nucleare militare. Il rifiuto nordcoreano di rinunciare al nucleare ha alimentato i loro timori. Moon Jae-in, predecessore di Yoon e progressista, aveva cercato di aprire un dialogo con Pyongyang, organizzando una serie di incontri con il leader nordcoreano Kim Jong-un. Ma nel 2022 Moon ha concluso il suo mandato senza trovare un accordo vincolante sulla rinuncia al nucleare, e da allora la Corea del Nord continua a sviluppare armi sempre più pericolose. Un sondaggio fatto all’inizio dell’anno da Gallup Korea indica che i sudcoreani sono divisi a metà sulla promessa degli Stati Uniti di usare armi atomiche per difenderli: il 51 per cento crede nell’impegno di Washington, mentre il 49 per cento non si fida.
L’accordo con Washington non ha tranquillizzato molto i sudcoreani. In un editoriale del quotidiano conservatore Chosun Ilbo si legge che, davanti alla costante minaccia nucleare da nord, la Corea del Sud non dovrebbe escludere nessuna opzione per difendersi. Nell’articolo si dice che la dichiarazione di Washington “non contiene nessuna misura che tranquillizzi davvero l’opinione pubblica. L’alleanza tra Corea del Sud e Stati Uniti è la base della nostra sicurezza, e questo non può cambiare. Ma non possiamo dimenticare che in fin dei conti spetta a noi proteggere il nostro paese”. ◆ as
◆ In base all’accordo contenuto nella “dichiarazione di Washington”, per la prima volta in quarant’anni un sottomarino statunitense con armi nucleari attraccherà periodicamente in Corea del Sud. In cambio Seoul ha ribadito l’impegno a osservare i princìpi del Trattato di non proliferazione, quindi a non dotarsi di armi atomiche. Non si tratterà perciò di nuclear sharing, Washington non fornirà armi nucleari a Seoul, come invece chiede un numero sempre maggiore di sudcoreani. Bbc
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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati