Di sera il paesaggio è immerso in una luce soffusa: il sole appare e scompare dietro le nuvole, riflettendosi nelle acque del canale Oldenburg, un corso d’acqua che attraversa la zona dell’Holstein orientale (nel nord della Germania). Questo prato isolato è perfetto per piantare una tenda sulla riva. A osservarci c’è solo qualche pecora ormai abituata a vedere campeggiatori che lo attraversano, perché da quando Helge Siems ha aperto il terreno ne sono arrivati vari.

Siems, proprietario del mulino che sorge a fianco del terreno, non lontano dallo stabilimento balneare di Dahme sul mar Baltico, è anche un appassionato di viaggi in bici. Ha cominciato a mettere il suo prato a disposizione dei vacanzieri e di chi cerca un po’ di relax con il network Warmshowers (un servizio di scambio ospitalità per viaggiatori in bici) e oggi ha più di cento ospiti all’anno: “Qualcuno fa tour impegnativi che arrivano in Svezia o in Norvegia e magari si ferma più tempo. Chi invece fa un giro nei paraggi sta solo per una notte”, spiega Siems. Per scelta non mette a disposizione posti auto: “È solo un prato, ma è gratis, anche se ricevere piccoli regali, come un cestino di fragole o una tavoletta di cioccolato, fa sempre piacere.”

Döbraberg, Germania, 21 aprile 2024 (Tanja Breukelchen)

Secondo le leggi del land dello Schleswig-Holstein, è permesso solo il pernottamento. Sul prato di Siems è vietato accendere fuochi. Sotto un salice c’è una vanga piantata nel terreno: è la versione primitiva di una latrina. La notte sarà molto fredda, ce ne accorgiamo già al momento di coricarci. Avvolti nel caldo sacco a pelo, diamo un’ultima occhiata al tramonto, mentre sul fiume passa un cigno. Poi cala un silenzio assoluto, quasi straniante e misterioso. Accanto alla tenda si sente uno stridio metallico. Cautamente azzardiamo un’altra occhiata: è un fagiano, vicinissimo, che fa risuonare il suo verso nella notte.

Niente spazzatura in giro

All’alba, sulla tenda luccica la rugiada ghiacciata. Il cielo è terso e il colpo d’occhio è completamente diverso rispetto alla sera prima. Risvegliarsi in mezzo alla natura è decisamente più emozionante di un pacchetto vacanze.

In Svezia, Norvegia o Finlandia vige una sorta di “diritto d’accesso per tutti” e un’esperienza così si può fare sempre, basta rispettare alcune regole. In Germania, invece, pernottare in mezzo alla natura di solito è vietato. La severità delle norme e delle multe dipende dal singolo land. Nello Schleswig-Holstein la fondazione Naturschutz Schleswig-Holstein nel 2014 ha avviato il progetto Wildes Sh, su iniziativa di Robert Habeck, all’epoca ministro dell’ambiente del land. Con l’aiuto del servizio foreste demaniale, la fondazione ha individuato le zone dove si può pernottare seguendo il modello scandinavo. L’idea ha avuto successo e alla rete si sono uniti anche alcuni privati come Siems. Attualmente nel land i posti dove pernottare sono circa trenta.

Grazie a questo progetto la Germania settentrionale è diventata una delle prime a mettere a disposizione aree di sosta per escursionisti. È stata preceduta dal land della Renania-Palatinato dove le prime aree di sosta nella Strada del vino meridionale sono state inaugurate nel 2009. Poi hanno cominciato a moltiplicarsi in tutta la Germania, spesso nelle vicinanze di piste ciclabili e sentieri di lunga percorrenza molto frequentati.

Vicino al canale Oldenburg, Germania, 21 aprile 2024 (Tanja Breukelchen)

In Renania Settentrionale-Vestfalia ce ne sono anche nella regione collinare del Sauerland, lungo il sentiero Rothaarsteig, e sull’altopiano dell’Eifel dove, non lontano dai sentieri Eifelsteig e Wildnis-trail, ci sono più di venti aree di sosta con nomi accattivanti come Grande carro, Piccola Svezia o Nostalgia della natura selvaggia. Si tratta di luoghi raggiungibili solo a piedi.

In genere il pernottamento non è completamente gratuito ma costa in media 15 euro a tenda. Ci sono offerte simili anche nella Foresta Nera, nell’Odenwald, nel parco naturale dell’alto Danubio e in molti luoghi della Turingia, perfino lungo l’ex confine tra le due Germanie, in quella che un tempo era chiamata striscia della morte.

I siti di molte agenzie di viaggi offrono anche consigli su cosa vedere e come cucinare all’aperto. E tutte le regioni impongono regole per il campeggio libero che vanno rispettate alla lettera: non bisogna lasciare spazzatura in giro né accendere fuochi nelle estati torride. Non sempre è semplice tenere in equilibrio una sana vicinanza alla natura, che rende più sensibili alla sua tutela, e i rischi per l’ambiente del campeggio libero.

Le agenzie turistiche di alcuni stati federati guardano a questa tendenza con occhio critico. In Brandeburgo le estati sono talmente aride che non si può pernottare nei boschi perché il rischio di incendi è troppo alto. In altre zone, invece, si cerca di aumentare le aree bivacco arrivando anche a immaginare nuove soluzioni: dai trekking in amaca in Assia settentrionale, fino al campeggio in vigna sulle colline sopra la Mosella. Con tutta probabilità, però, le ragioni principali per dormire all’aperto restano la vista degli alberi, l’odore del bosco, il silenzio sotto le stelle, come quello della foresta di Frankenwald in Baviera, che ha sei aree di sosta per escursionisti. La regione al confine con la Turingia è poco turistica e proprio per questo riscuotono successo le aree di sosta per un massimo di quattro tende, dove ci sono un braciere con panchine, legnaia, latrina, botte per l’acqua e box bevande.

Avventura romantica

Randolf Hartmann è addetto alla manutenzione dei sentieri ed è responsabile dell’area di sosta vicina al paese di Schwarzenbach am Wald, in Baviera. Lavora nel settore controllo qualità di una grande azienda, ma il tempo libero lo dedica al volontariato: ama questa terra, spiega, e gli piacerebbe che anche altri ne scoprissero la bellezza.

“Nel 2017 il Frankenwald è stato nominato bosco dell’anno e il servizio foreste demaniale ha deciso di trovare un modo per condividere il premio in denaro con la popolazione”, racconta risalendo la strada forestale che porta al monte di Döbraberg.

Hartmann racconta di quando nel 2020 è cominciato tutto: “Avevamo allestito delle aree terrazzate e non potevamo certo immaginare che sarebbe arrivata la pandemia”. Durante quella prima stagione hanno pernottato circa trecento persone in queste aree, molti campeggiatori venivano dalle vicinanze. “Oggi, invece, arrivano anche tanti escursionisti: il monte Döbraberg, infatti, è una tappa lungo vari sentieri di lunga percorrenza molto frequentati, come il Frankenweg, il Frankenwaldsteig, il Wasserscheideweg e i sentieri tre e sei della rete escursionistica europea.”

Hartmann gira a sinistra imboccando un sentiero nel bosco. Tra i cespugli di more, che sembrano cuscini verdi, sono già piantate due tende. Un uomo intento a mettere ciocchi di legno nel braciere si alza e guarda giù verso la valle sorridendo. Si chiama Andreas, ha una moglie, quattro figli, insegna in un liceo e vive giù a valle. Con la moglie Susanne viene spesso qui sul monte Döbraberg per “una micro-avventura”, come la definisce lui.

Montiamo la tenda e ci godiamo un panorama dai colori meno pastello di quelli dello Schleswig-Holstein. Qui la luce è calda, dorata, boschiva. Andreas e Susanne si sono già seduti attorno a un fuoco scoppiettante. Più tardi, a loro si unisce anche Sarina, che abita a Friburgo: si è appena laureata ed è venuta nel bosco del Frankenwald ad allenarsi per una traversata delle Alpi. Discutiamo di equipaggiamenti, sentieri e altri piaceri dell’escursionismo mentre sul fuoco sfrigolano le salsicce della Turingia infilzate su un bastoncino e i marshmallows si sciolgono morbidi e cremosi.

Il buio del bosco è diverso dal buio del prato. Nella tenda ci sono 15 gradi di piacevole tepore. Fuori, il vento soffia tra le cime degli alberi. Ogni tanto si sente il fruscio di un topo nella boscaglia. Per il resto regna il silenzio.

La mattina dopo Susanne e Andreas ci sorprendono con il caffè appena fatto. Ci riuniamo di nuovo intorno al fuoco. Le conversazioni si arenano di continuo perché la vista sulla valle ci ipnotizza. Ma il nostro è un silenzio complice. Sappiamo che la natura non produce solitudine, ma comunione. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati