Grilli che ci saltellano tra i piedi. Una farfalla sul bordo del mio cappello. Lappole (piante con piccoli uncini) appiccicate ai calzini. Odore di felce e di pino. Il frinire ritmico delle cicale. Intorno a noi un verde infinito. Cipressi, cedri e pascoli aridi. Vigneti e piccoli boschi di querce. Ci sentiamo dentro questo paesaggio come ogni altro animale qualsiasi. È questo che amiamo delle camminate estive ed è il motivo per cui le facciamo.

Partiamo dalla stazione di Ravenna diretti verso la costa tirrenica, alla baia di Cala Martina, in Toscana, a metà strada tra Genova e Roma. Sarebbe molto più saggio scegliere uno dei percorsi più noti: la via francigena, la strada dei pellegrini che dal Nordeuropa scendevano verso Roma, o la via degli dei, da Bologna a Firenze, passando per gli Appennini. Basta scaricare una app di trekking per programmare la camminata giorno per giorno. Dove dormire e mangiare. Tutti i sentieri sono ben segnalati. Ma io ed Eleonora, con un pizzico di masochismo, siamo per i sentieri non battuti. Vogliamo trovare la strada da soli.

Per dare forma alla nostra estate ci siamo messi sulle tracce di Garibaldi. Una nostra ossessione: nel 2019 abbiamo ricostruito la sua ritirata del luglio 1849 da Roma a Ravenna, passando per Umbria, Toscana e Marche. La camminata di quest’estate invece seguirà le tappe successive: con l’esercito disperso negli Appennini, gli amici catturati e fucilati sulla costa adriatica e la moglie incinta morta in tragiche circostanze, Garibaldi fu sottratto clandestinamente agli inseguitori austriaci dai patrioti locali, per fuggire infine su un peschereccio dalla costa meridionale della Toscana diretto in Liguria. Per lui sarà stata senz’altro una fuga disperata; per noi una sfida: seguirlo nello stesso periodo dell’anno, sotto il solleone di agosto.

Attraversiamo la pianura da Ravenna a Forlì, percorrendo sentieri paralleli ai canali d’irrigazione. In queste giornate calde ci accompagnano il costante ronzio degli insetti e la vegetazione serenamente rigogliosa: i girasoli rivolti alla luce e i viticci allungati sui pergolati per giungere a maturazione. Presto capiamo che ci serviranno tre litri d’acqua al giorno, non due.

L’eroe e miss Italia

Comincia la salita. Da Forlì a Castrocaro. Da Castrocaro a Modigliana, una zona colpita da un’alluvione più di un anno fa, che ha causato la rottura degli argini lungo il fiume Montone inondando anche il nostro sentiero. Dobbiamo guadare una colata di fango grigiastro. Adoro la sensazione di essere nel mondo, per quanto viscoso. Eleonora è meno entusiasta. Ogni sera dobbiamo lavarci i vestiti da escursionisti. La regola è un solo cambio.

Vivo in Italia da quarant’anni e non ho mai sentito parlare di Modigliana. È nascosta tra due valli, sorvegliata da un castello e da un costone. Superato il momento di stupore alla vista di due stranieri, l’immancabile Caffè Garibaldi ci serve due birre ghiacciate. Un bassorilievo ritrae l’eroe del posto, Don Verità, che porta in spalla Garibaldi. Era un sacerdote che aiutò decine di fuggitivi a eludere le autorità. I vecchi palazzi cittadini hanno l’aria decrepita, con le finestre chiuse per difendersi dal sole. Solo una fila di panni stesi fa pensare alla vita che si svolge all’interno.

Dove riusciremo ad arrivare dipende dal caldo. Se inizialmente sembrava una scocciatura alzarsi alle sei per approfittare del fresco della mattina, alla fine della settimana ci carichiamo lo zaino in spalla prima dell’alba. I cani abbaiano alla partenza, i galli cantano. Ci sentiamo noi stessi dei fuggitivi. Ci inerpichiamo per una salita, affondando i bastoncini nella terra. Arriveremo a Marradi in sei ore? È il caso di rischiare e prenotare già un b&b?

Sarebbe più facile decidere se fossimo sicuri di trovare tutti i sentieri aperti. Abbiamo un paio di app da escursionismo, una sul telefono di Eleonora, una sul mio, e Google come ultima risorsa. Il terreno è accidentato. In teoria vari sentieri collegano abbazie e santuari, fattorie e capanni. Ma sono quasi tutti abbandonati da tempo. Non cammina più nessuno.

Avanziamo in una foresta, all’ombra dei tigli. Un filo di ragnatela sulle labbra ci dice che oggi nessuno è passato di qui. Per terra ci sono le cartucce dei cacciatori. Qualche chilometro più in là i rovi abbrancano la mia camicia. Un albero caduto sbarra il sentiero. Vorrei avere un machete al posto dei bastoncini. Alla fine un groviglio impenetrabile di spine ci costringe a tornare sui nostri passi. Ma più duro è il cammino, più dolce è l’arrivo.

Palazzuolo sul Senio è linda e immacolata, con la torre dell’orologio e gli stemmi nobiliari. Oggi è giorno di mercato. In piazza le persone tastano la frutta per vedere se è matura. Fichi, pesche, prugne. La signora dietro al bancone del bar Gentilini è la gentilezza fatta persona: “Perché non lasciate qui gli zaini e andate a fare un giro?”. Troviamo una targa che documenta il passaggio di Garibaldi. È accanto a un poster di miss Italia. All’agriturismo Brenzone, sopra la frazione di Coniale, la proprietaria ci indica un sentiero che si tuffa nella gola dietro casa sua. Il fiume Santerno scroscia sui lisci lastroni di tufo bianco. È poco più di un torrente, ma riusciamo a fare un bagno nei punti più profondi.

I patrioti volevano portare Garibaldi direttamente in Liguria, ma alla dogana delle Filigare li avvertirono che i confini erano sorvegliati. Così ora il nostro percorso vira verso sud, e per un po’ possiamo seguire la via degli dei, l’antica via Flaminia, e per alcuni tratti camminiamo sulle pietre poste dai romani duemila anni fa. A Santa Lucia allo Stale scopriamo di aver prenotato all’albergo Gualtieri, proprio dove soggiornò Garibaldi. Oggi come allora è l’unica locanda da queste parti. Il paese ci accoglie con un cartello attaccato a un cancello: “Attenti al cane. Morde, sbrana, uccide e balla sui cadaveri”. Accanto a queste parole sinistre, c’è un tondo di terracotta raffigurante una Madonna con bambino.

Nell’altopiano sopra Vaiano ci imbattiamo in una mandria di cavalli allo stato brado e in un corridore solitario seduto con la schiena appoggiata a una croce di vetta in pietra. Siamo sul monte Maggiore, a circa venti chilometri da Firenze. Dopo dieci giorni di vita selvaggia ci attendono delle splendide cittadine: Empoli, Certaldo, Poggibonsi, Colle di Val d’Elsa, Volterra, Massa Marittima. Perciò, se finiamo la camminata la mattina, il pomeriggio ci riserva bibite ghiacciate sotto freschi porticati e raffinati musei. Molti sono vuoti come i sentieri che abbiamo percorso. “Vanno tutti agli Uffizi”, spiega il custode del museo della Collegiata di Empoli. Lì siamo gli unici visitatori.

L’arrivo sulla spiaggia

Anche il paesaggio tra le varie cittadine è cambiato: un incantevole gioco di profili luminosi e ombre nette, alberi e torri, vigne e dolci colline. Ma questa mitezza può ingannare. Camminando da Volterra a Pomarance ci troviamo improvvisamente in un profondo canalone: chilometri di arbusti, tronchi nodosi e tetri licheni. In fondo, uno stagno emana odori malsani e brulica di insetti. Eleonora si rifiuta di attraversarlo. Non troviamo il modo per aggirarlo. Due ore dopo, madidi di sudore, siamo di nuovo a Volterra a studiare gli orari degli autobus.

“Sopraffatto, non vinto”, dice una delle targhe commemorative della fuga di Garibaldi. Il 2 settembre intorno alle 10.30 del mattino s’immerse nelle acque di Cala Martina e salì a bordo di un peschereccio. Intravediamo la baia dall’alto, tra la foschia azzurra, oltre un fitto bosco. Ancora oggi è inaccessibile dalla strada. Il sentiero si snoda a precipizio tra massi e ginestre fino a una spiaggia ricoperta di alghe. Fa caldo. Dopo qualche minuto, entrando nell’acqua tiepida e guardando la sottile linea di schiuma e le scogliere sabbiose dietro di noi, questa piccola baia appare emblematica della nostra estate: stupenda, ardua, straordinariamente vuota. ◆ eg

Tim Parks è uno scrittore e giornalista britannico, vive in Italia dal 1981. Ha pubblicato Il cammino dell’eroe. A piedi con Garibaldi da Roma a Ravenna (Rizzoli 2022).

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati