Siamo nel bel mezzo di un uragano storico. Questo uragano non suscita in noi rabbia o odio, ma paura. Siamo ansiosi, non dormiamo la notte, siamo semplicemente terrorizzati. E questo va benissimo. Ci sono momenti nella storia in cui la paura è la reazione più sana. Ci sono momenti nella storia in cui la paura è necessaria per spingerci all’azione.
Oggi abbiamo un ottimo motivo per avere paura e un ottimo motivo per agire. Non lasciatevi ingannare: quella che il governo israeliano sta portando avanti non è una riforma della giustizia, è un colpo di stato antidemocratico. È proprio così che si presenta un colpo di stato.
I colpi di stato non si fanno sempre con i carri armati nelle strade. Molti si sono compiuti a porte chiuse con penne e fogli, e quando le persone hanno capito il significato di quello che era scritto in quei fogli era troppo tardi per resistere.
La storia è piena di dittature instaurate da persone che sono salite al potere con mezzi legali. È il trucco più vecchio del mondo: prima si usa la legge per ottenere il potere, poi si usa il potere per distorcere la legge. Se esaminate insieme, le norme che questo governo sta promuovendo hanno un significato semplice (non serve un dottorato in legge per capirlo): se saranno approvate, il governo avrà il potere di distruggere completamente la nostra libertà.
Sessantuno deputati della knesset (il parlamento israeliano, composto da 120 seggi) potrebbero approvare qualsiasi legge razzista, oppressiva e antidemocratica gli venga in mente; sessantuno deputati potrebbero anche cambiare il sistema elettorale, per impedirci di sostituire il regime. Quando chiediamo ai leader di questo colpo di stato cosa terrà sotto controllo il potere del governo una volta instaurato il nuovo regime e cosa proteggerà i diritti umani fondamentali, hanno una sola risposta: “Fidatevi di noi”.
Primo ministro Benjamin Netanyahu, ministro della giustizia Yariv Levin, deputato Simcha Rothman, presidente della commissione per la costituzione: non ci fidiamo di voi! State facendo a pezzi il contratto che in qualche modo ha tenuto insieme la nostra società per 75 anni, e poi vi aspettate che ci fidiamo di voi?
Non ci fidiamo perché sappiamo benissimo cosa volete. Volete un potere illimitato. Volete zittirci e dirci come vivere, cosa mangiare, cosa indossare, cosa pensare e perfino chi amare.
Ma non avete capito con chi avete a che fare. Gli israeliani non sono una buona materia prima per fare degli schiavi. Noi israeliani siamo testardi, abbiamo uno spirito libero e nessuno è mai riuscito a farci tacere. Non vi permetteremo di trasformare Israele in una dittatura.
Territorio inesplorato
Allora, cosa succederà nelle prossime settimane?
Continueranno a cercare di far passare le loro leggi dittatoriali. Continueranno a chiamarci “anarchici” e “traditori”, e a sfruttare o perfino a organizzare eventi estremi per reprimere la resistenza. Da parte nostra, continueremo a protestare e ad assicurarci che i giudici della corte suprema abbiano sia il sostegno popolare sia la determinazione necessaria per abbattere queste leggi dittatoriali.
E se il governo si rifiuta di accettare la sentenza della corte suprema? Allora si apre una crisi costituzionale. Una crisi costituzionale in un territorio inesplorato, privo di regole e leggi chiare. Da chi prenderà ordini la polizia, dal governo o dalla corte? Da chi prenderanno ordini lo Shin bet e il Mossad, i servizi segreti interni ed esterni? A chi obbedirà l’esercito? E soprattutto: cosa faranno i cittadini?
I sondaggi parlano chiaro, una grande maggioranza di israeliani si oppone a quello che sta facendo questo governo. Ma i sondaggi non fermano le dittature. La storia ci insegna che l’ultima e più importante linea di difesa in ogni democrazia siete voi, i cittadini.
La democrazia è un patto, secondo il quale i cittadini devono rispettare le decisioni del governo, a condizione che il governo rispetti le libertà fondamentali dei cittadini. Quando una parte rompe l’accordo, l’altra parte non è tenuta a rispettare i propri impegni. Quando un governo cerca d’instaurare una dittatura, ai cittadini è permesso resistere.
Questa è una prova storica per i cittadini d’Israele, e se la falliamo, non ci sarà data una seconda possibilità. Dobbiamo alzare la testa ora o tenerla bassa per il resto della nostra vita. Dobbiamo alzare la voce ora o tenere la bocca chiusa per il resto della nostra vita. Questo è il momento di protestare, di gridare e anche di rimanere fermi.
Per esempio, come professore universitario, spero che finché questo colpo di stato antidemocratico andrà avanti, tutti gli istituti accademici in Israele proclamino uno sciopero. Ovviamente dobbiamo continuare a sostenere i nostri studenti in questi tempi difficili, ma ora è il momento d’interrompere tutti i corsi regolari e insegnare solo la democrazia, i diritti umani e la libertà. Se per alcuni di noi è difficile fare uno sciopero ufficiale, sono convinto che come israeliani troveremo modi creativi per puntare i piedi e ignorare gli ordini. Ognuno di noi può dare un piccolo strattone agli ingranaggi del colpo di stato antidemocratico.
La scelta giusta
Infine, da classico israeliano, visto che mi è stato dato il microfono, vorrei cogliere l’occasione per inviare alcuni messaggi personali. A Esther Hayut, presidente della corte suprema, e a Gali Baharav-Miara, procuratore generale, è stata affidata una delle missioni più difficili e più importanti della storia di Israele. È una grande responsabilità, ma anche un grande privilegio. È il vostro momento per fare la storia. Non esitate e non tiratevi indietro: proteggete la nostra libertà.
Al presidente Isaac Herzog e ai capi dei partiti di opposizione: salvaguardate la nostra libertà e non scendete a compromessi. Quando una tigre viene a divorarci, non possiamo negoziare un compromesso per cui la tigre mangerà solo metà del nostro corpo. Ai riservisti che stanno valutando cosa possono fare: non servite i dittatori! Il vostro contratto è con la democrazia israeliana, non con i suoi becchini. All’esercito, allo Shin bet, al Mossad e alla polizia israeliana: se arriva il momento della verità, fate la scelta giusta. Passate alla storia come protettori dei cittadini, non come servitori dei despoti.
A tutti i manifestanti che sono venuti qui stasera o che hanno partecipato a una delle altre decine di proteste in tutto Israele, voglio solo dirvi: vi amo.
E come ultima cosa, in ordine cronologico ma non d’importanza, voglio trasmettere un chiaro messaggio da parte di tutti noi a Netanyahu, Levin, Rothman e ai loro colleghi: è vero, avete 64 dita nella knesset, ma questo non significa che vi sia permesso di ficcarle dove vi pare. Tenete giù le mani dalla nostra libertà.
Fermate il colpo di stato o noi fermeremo il paese. ◆ dl
Yuval Noah Harari è uno storico israeliano. Ha scritto Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità (Bompiani 2014). Il suo ultimo libro uscito in Italia è Noi inarrestabili. Come ci siamo presi il mondo (Bompiani 2022). Questo testo è una versione del discorso che ha tenuto durante una protesta a Tel Aviv il 4 marzo 2023.
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Questo articolo è uscito sul numero 1502 di Internazionale, a pagina 56. Compra questo numero | Abbonati