La lettera inviata dalla Commissione europea all’Italia, in cui si segnalava un “allontanamento significativo” dagli obiettivi concordati rispetto alla legge di stabilità e in cui si chiedevano spiegazioni, ha portato il 23 ottobre a uno scontro tra José Barroso, presidente della Commissione europea, e il presidente del consiglio Matteo Renzi.

“Stiamo discutendo di uno o due miliardi di differenza, possiamo metterli anche domattina, corrispondono a un piccolissimo sforzo”, ha dichiarato il premier italiano al suo arrivo al vertice dei leader europei a Bruxelles.

All’origine dello scontro la decisione dell’Italia di pubblicare la lettera ritenuta “strettamente confidenziale” da Barroso e invece divulgata dal sito del ministero dell’economia.

I richiami fatti all’Italia sono due.

Il primo riguarda la decisione italiana di rinviare al 2017 invece che al 2015 l’obiettivo di medio termine, cioè il pareggio di bilancio.

Per la Commissione l’aggiustamento strutturale della finanziaria italiana è insufficiente, infatti la legge prevede un aggiustamento dello 0,1 per cento mentre l’Europa raccomandava lo 0,7 per cento.

Il secondo punto riguarda il fatto che con questo aggiustamento strutturale viene meno “l’aderenza alle regole transitorie sul debito, poiché tale requisito è addirittura ancora più stringente”.

Sostanzialmente il debito italiano aumenta invece di diminuire e l’aggiustamento non basta, in questo modo l’Italia rischia una procedura disciplinare per il debito troppo alto.

Matteo Renzi ha risposto alla lettera lanciando una sfida a Barroso: “In questo palazzo è finito il tempo delle lettere segrete. D’ora in poi vigerà la regola della chiarezza e della trasparenza sui rapporti con Bruxelles: pubblicheremo anche le spese dell’Europa e sarà divertente”. Ansa

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