Ecco cosa ha detto la segretaria generale della Cgil nel discorso di chiusura della manifestazione a Roma:
- Siamo qui a dire a questo paese e al suo governo che l’unico centro importante è il lavoro. Se vogliamo un futuro dobbiamo costruirlo, per questo abbiamo sfilato nelle strade di Roma: per dire che il futuro ce l’abbiamo in testa.
- Se vogliamo pensare al futuro dobbiamo metterci in gioco, l’unica possibilità è creare lavoro.
- Il volto del cambiamento è nei lavoratori davanti alle fabbriche che proteggono il loro posto di lavoro. La preoccupazione vera è quella degli studenti che si chiedono se il loro studio avrà risultati, dei giovani che preparano la valigia e si sentono costretti a diventare migranti, come i loro nonni. Per tutti loro vogliamo cambiare verso. L’unico modo per farlo è creare lavoro, che riconosca dignità alla persone.
- La crisi e l’austerità mantengono e manterranno questo paese nella stagnazione e nella recessione. La legge di stabilità non cambia verso: è costruita con qualche taglio in più e qualche bonus in più, ma questo non basta per cambiare strada, per ricostruire giustizia e uguaglianza.
- La Cgil porterà avanti in ogni sede le sue proposte sul lavoro, costruendo alleanze, sperimentando tutte le forme di lotta possibili, anche con lo sciopero generale, ma con il passo giusto, quello che usa la giusta forza e la fa valere.
- La nostra costituzione dice chiaramente che il governo deve stare dalla parte dei più deboli, non di chi è già forte. Quando si tolgono le regole si dà l’idea che il lavoratore è una macchina: invece è una persona, ha i propri diritti dentro e fuori i luoghi di lavoro.
- Nessuno in buona fede può sostenere che licenziare senza giusta causa sia un totem ideologico e non una tutela concreta. L’articolo 18 non va abolito, ma esteso a chi non ce l’ha.
- L’articolo 18 difende la libertà del lavoratore e il suo essere cittadino, sono tutele concrete, non sono ideologie e sono quelle che fanno la differenza tra il lavoro servile e il lavoro moderno.
- È giusto fare la riforma della giustizia, ma che riforma è senza falso in bilancio e lotta alla corruzione?
- Chiediamo al governo di fare come in Europa, perché l’Italia è l’unico paese a non avere una tassa sulle grandi ricchezze che va fatta. Da lì si faccia subito un piano di lavoro, da lì si generano gli investimenti.
- Se davvero si vuole intervenire sulla precarietà occorre partire dall’abolizione di tutte le forme precarie, dalla riduzione della dualità, dal porre ed estendere le tutele, dall’affermazione del principio fondamentale che se due lavoratori svolgono lo stesso lavoro devono avere la stessa retribuzione.
- Vogliamo dire a Confindustria: perché non sentiamo mai la sua voce quando un’azienda va all’estero?
- Vogliamo dire al premier Renzi, stai sereno, non abbiamo rimpianti sulla concertazione. Per farla bisogna condividere gli obiettivi per il paese e noi i suoi non li condividiamo.
- Come dicevamo un tempo, noi che non abbiamo paura della memoria: al lavoro e alla lotta.
Ansa, Radioarticolo 1
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