Il sindaco della città di Tacloban, nelle Filippine, colpita un anno fa da un violentissimo tifone, ha dichiarato che delle 14.500 case promesse ne sono state costruite meno di cento e che migliaia di persone vivono ancora in zone non sicure.

Il tifone Haiyan ha spazzato via o danneggiato tutto quello che ha incontrato sulla sua strada quando si è abbattuto sulla terraferma l’8 novembre 2013, con onde alte sette metri che hanno distrutto il 90 per cento della città.

Con il passaggio di Haiyan quasi ottomila persone sono morte o scomparse e circa quattro milioni sono state costrette a fuggire.

“La costruzione di abitazioni permanenti procede a rilento e richiede molto tempo. Speriamo che a gennaio del prossimo anno si possa accelerare”, ha dichiarato ai giornalisti il sindaco Alfred Romualdez, nipote dell’ex first lady Imelda Marcos.

Secondo Romualdez il problema principale è l’assenza di terreni adatti a sopportare venti che soffiano a 250 chilometri orari, ma spera che le 14.500 case possano essere completate entro il 2017.

“Ci sono ancora tremila persone che vivono in zone a rischio, molte ancora nelle tende, e vogliamo che tutte siano trasferite in rifugi temporanei entro il mese prossimo”, ha dichiarato Romualdez.

“Un anno dopo il tifone Haiyan gli abitanti sono tornati, ma solo al 50 per cento”, ha dichiarato, aggiungendo che le attività di ricostruzione sono state rallentate dalla burocrazia, dalla carenza di manodopera e di risorse e da altri motivi.

Per esempio la scarsità di materiali edili, come le lastre di ferro zincato, per cui le persone sono state costrette a costruirsi dei rifugi temporanei usando degli alberi di palme caduti.

Romualdez non ha fatto nessun riferimento al problema della corruzione, anche se è molto diffusa nel paese: nel 2013 le Filippine occupavano il 94° posto su 175 paesi nell’indice sulla corruzione percepita stilato da Transparency International. Reuters

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