L’organizzazione non governativa statunitense Freedom House ha pubblicato il Freedom of the net 2014, classificando 65 paesi come “liberi” (0-30 punti), parzialmente liberi (31-60) e non liberi (61-100) in base alla libertà di usare la rete.

I punteggi sono stati calcolati prendendo in considerazione tre parametri: ostacoli economici e infrastrutturali di accesso a internet; limiti alla libertà di espressione, come la presenza di blocchi e filtri per censurare contenuti sensibili; violazioni dei diritti dell’utente, attacchi fisici, arresti o abusi.

Dal rapporto emerge che la libertà degli utenti sul web è diminuita in tutto il mondo. In un anno, 41 paesi hanno proposto o approvato leggi per penalizzare la libertà di espressione online, aumentando le possibilità di controllo dei contenuti. In 19 paesi i governi hanno approvato leggi per aumentare la sorveglianza sugli utenti o restringere la possibilità di usare la navigazione anonima.

I peggioramenti più significativi riguardano la Russia, la Turchia e l’Ucraina. Il governo russo ha preso diverse misure per aumentare il controllo della rete durante le olimpiadi invernali di Soči, e la crisi in Ucraina. A peggiorare la situazione in Turchia sono stati i blocchi all’uso dei social media, gli attacchi contro i siti dei giornali dell’opposizione e le minacce ai giornalisti online. In Ucraina durante le manifestazioni di Euromaidan diversi giornalisti e utenti dei social media hanno ricevuto dirette minacce dal governo per le loro attività di protesta.

Pochi paesi hanno conquistato posizioni verso una maggiore libertà su internet, e i miglioramenti riguardano soprattutto un’applicazione poco vigorosa di leggi esistenti sul controllo del web, come in India, dove è stata allentata l’applicazione di una legge restrittiva approvata nel 2013.

Questa la classifica dei primi 10 paesi identificati come “liberi” dalla Freedom House:

  1. Islanda
  2. Estonia
  3. Canada
  4. Australia
  5. Germania
  6. Stati Uniti
  7. Francia
  8. Italia
  9. Giappone
  10. Ungheria

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it