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Le indagini sulla sparatoria nel palazzo di giustizia a Milano

Tre persone sono morte e tre sono rimaste ferite dopo che un uomo ha aperto il fuoco al terzo piano e al secondo piano del palazzo di giustizia. Il presunto assassino è stato arrestato mentre era in fuga a Vimercate, in Brianza

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La versione della procura sulla sparatoria nel palazzo di giustizia

Agenti di polizia fuori dal palazzo di giustizia di Milano.

In una conferenza stampa al palazzo di giustizia, i procuratori di Milano, Edmondo Bruti Liberati, e di Brescia, Tommaso Buonanno, hanno ricostruito quanto avvenuto al tribunale di Milano. Erano presenti anche il ministro dell’interno Angelino Alfano e quello della giustizia Andrea Orlando. Ecco quello che hanno detto:

  • Il procuratore Edmondo Bruno Liberati ha confermato che le vittime della sparatoria sono tre e non quattro come era stato riferito in precedenza. Si tratta di Lorenzo Alberto Claris Appiani, ex legale del responsabile della sparatoria Claudio Giardiello e presente in aula in qualità di testimone, Giorgio Erba, suo coimputato nel processo contro l’Immobiliare Magenta, e il giudice Fernando Ciampi. I feriti sono due: un altro coimputato ricoverato in condizioni serie e un avvocato colpito a una gamba, che non è in pericolo di vita.
  • L’uomo che ha aperto il fuoco, Claudio Giardiello, ha “agito con fredda premeditazione”. Ha sparato 13 proiettili ed era dotato di due caricatori di proiettili calibro 7.65.
  • Tutti gli ingressi del palazzo di giustizia hanno metal detector e telecamere e i sistemi di sicurezza erano funzionanti. In tutti gli ingressi c’è un varco riservato agli avvocati, ai magistrati e al personale giudiziario, che non passano dal metal detector, ma devono fare un controllo dei documenti. L’ipotesi più plausibile, ma ancora da verificare, è che Giardiello sia entrato dall’ingresso in via Luciano Manara, evitando i metal detector.
  • Secondo Bruno Liberati, Giardiello avrebbe avuto un contrasto con il suo avvocato che avrebbe rinunciato al mandato di difenderlo nel processo contro l’Immobiliare Magenta. Subito dopo ha sparato i colpi nell’aula della seconda sezione penale e poi è sceso dal terzo al secondo piano. Per le scale ha incontrato un commercialista dello studio Verna, che in passato aveva partecipato alle indagini sul fallimento, e lo ha ferito a una gamba. Quindi è entrato nell’ufficio del giudice Ciampi e ha sparato due colpi.
  • Nell’aula dove Giardiello ha sparato non c’erano forze di polizia, ma gli agenti presenti nel palazzo sono intervenuti subito. Il personale è stato invitato a restare nelle stanze finché l’edificio non è stato messo in sicurezza e poi evacuato.
  • Subito sono partite le ricerche per trovare il responsabile. Giardiello sarebbe uscito dallo stesso ingresso da cui era entrato ed è fuggito con il suo motorino. È stato riconosciuto grazie alla targa ed è stato fermato vicino a un centro commerciale di Vimercate.
  • Giardiello aveva ancora dei proiettili nel caricatore e stava andando a uccidere un’altra persona che lui riteneva corresponsabile del suo fallimento, la cui identità non è stata resa nota. Tra le prime dichiarazioni fatte alla polizia, Giardiello avrebbe detto di volersi vendicare di chi aveva causato la sua bancarotta.
  • Durante il primo interrogatorio, Giardiello avrebbe avuto un malore e sarebbe stato portato via in ambulanza.
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