Jim Trusdale aveva una baracca sul lato ovest della fattoria di suo padre ormai in rovina, ed è lì che lo trovarono lo sceriffo Barclay e una mezza dozzina di uomini arruolati per l’occasione. Seduto sull’unica sedia vicino alla stufa fredda, con un giaccone sporco addosso, leggeva alla luce di una lanterna un vecchio numero del Black Hills Pioneer. O almeno lo guardava.

Lo sceriffo Barclay stava in piedi sulla porta, riempiendola quasi tutta. Anche lui aveva in mano una lanterna. “Vieni fuori di lì, Jim, e con le mani in alto. Non ho tirato fuori la pistola e non voglio farlo”.

Trusdale uscì. Teneva ancora il giornale in una delle mani alzate. Se ne stava lì in piedi a guardare lo sceriffo con i suoi occhi grigi e spenti. E lo sceriffo guardava lui. Lo stesso facevano gli altri, quattro a cavallo e due sul sedile di un vecchio carro con scritto sulla fiancata “Pompe funebri Hines” in lettere gialle sbiadite.

“Vedo che non ci hai chiesto perché siamo qui”, disse lo sceriffo Barclay.
“Perché siete qui, sceriffo?”.
“Dov’è il tuo cappello, Jim?”.
Trusdale si portò alla testa la mano che non teneva il giornale, come per cercarsi il cappello, un plainsman marrone che non c’era.
“In casa, giusto?”, chiese lo sceriffo. Una folata di vento freddo sollevò le criniere dei cavalli e piegò l’erba in un’onda che correva verso sud.
“No”, disse Trusdale. “Non credo”.
“E allora dov’è?”.
“Potrei averlo perso”.
“Devi salire sul retro del carro”, disse lo sceriffo.
“Non voglio viaggiare su un carro funebre”, disse Trusdale. “Porta sfortuna”.
“Troppo tardi”, disse uno degli uomini. “Ce l’hai già stampata in faccia, la sfortuna. Sali”.

Trusdale andò dietro al carro e ci salì.