Negli ultimi tre giorni sono stati soccorsi dai mezzi della marina militare, della guardia costiera e della guardia di finanza italiana più di seimila migranti. Tra questi anche 369 persone (la maggior parte eritrei, tra cui 45 bambini) che sono state salvate dalla prima iniziativa privata di salvataggio in mare, la Migrant offshore aid station (Moas). Dal 1 maggio, infatti, in collaborazione con Medici senza frontiere (Msf), Moas ha lanciato una missione per soccorrere i migranti in difficoltà che provano ad attraversare il Mediterraneo. L’idea è stata lanciata da una coppia, Regina e Christofer Catrambone, che nel 2014 ha condotto diverse operazioni di salvataggio in mare, anche per far luce sulla mancanza di mezzi di soccorso pubblici, dopo la fine dell’operazione Mare nostrum. Moas si sta servendo di una nave di quaranta metri, Phoenix, dotata di gommoni e droni di sorveglianza. Sulla nave lavora un equipaggio di venti persone e una squadra di Msf per l’assistenza medica dei migranti. I quasi quattrocento migranti aiutati da Phoenix sono stati trasferiti nel porto siciliano di Pozzallo, dopo il soccorso in mare.
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