Era sfuggito al carcere per 31 anni, scappando in Brasile. Una super latitanza finita martedì 26 maggio, quando il boss della camorra Pasquale Scotti è stato arrestato a Recife dalla squadra mobile di Napoli, Interpol e polizia brasiliana. Killer e braccio destro di Raffaele Cutolo, il fondatore e capo della nuova camorra organizzata (Nco), Scotti aveva assunto una nuova identità: si faceva chiamare Francesco De Castro Visconti, aveva una moglie brasiliana, due figli e gestiva diverse attività commerciali. “Sono io, mi avete preso. Ma quel Pasquale Scotti non esiste più, è morto negli anni ottanta”, avrebbe detto agli agenti al momento della cattura.

Proprio negli anni ottanta Scotti aveva cercato di ricompattare le file della nuova camorra organizzata. L’organizzazione criminale, verticistica e centralizzata, era stata creata da Raffaele Cutolo secondo un modello a struttura aperta, che superava quella a base familiare e di cosca tipica del modello mafioso. Giovani delinquenti venivano reclutati nelle carceri, per strada e nelle periferie urbane: entravano a far parte della Nco dopo una serie di rituali di affiliazione, fatti di codici, simboli e azioni specifiche. Il capo indiscusso rimaneva Cutolo, detto ’o professore, chiamato così perché in galera era uno dei pochi che sapesse leggere e scrivere. Subito dopo di lui, la sorella Rosetta e i suoi uomini di fiducia, tra cui Scotti.

Il video della Reuters


Dopo il trasferimento di Cutolo nel carcere dell’Asinara e l’arresto di 400 camorristi con il maxi-blitz del 1983, Scotti si impegna a riorganizzare la Nco, indebolita dall’intervento delle forze dell’ordine e della magistratura. E dalla rivalità di un altro gruppo camorristico, chiamato la nuova famiglia (Nf). Le due strutture criminali erano in guerra tra loro già dalla fine degli anni settanta, per il controllo del contrabbando delle sigarette e della droga. Uno scontro sanguinoso, in cui presto si inserì una nuova fonte di ostilità. Il 23 novembre del 1980 l’Irpinia viene colpita da un forte terremoto e con il sisma cominciò subito l’affare della ricostruzione: i clan cercarono di farsi pagare tangenti sui lavori e sulle opere.

Gli sforzi di Scotti, però, durano poco: il giovane boss viene arrestato a Caivano il 17 dicembre del 1983 e comincia a collaborare con la giustizia, anche se solo per poco. La notte di natale del 1984 riesce a evadere dall’ospedale civile di Caserta, dove era stato ricoverato per una ferita alla mano. Ricercato dal 1985 per omicidio e occultamento di cadavere, il mandato di cattura si estende a livello internazionale nel 1990. Fino alla condanna all’ergastolo, emessa nel 2005 dalla terza sezione della corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere.

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