La compagnia aerea Malaysia airlines è “tecnicamente in bancarotta”. Lo ha detto l’amministratore delegato Christoph Mueller, annunciando un piano di ristrutturazione che porterà a tagliare circa seimila posti di lavoro. La decisione era attesa e segue la nomina di Mueller alla guida dell’azienda, avvenuta a maggio. Il piano di ristrutturazione prevede l’uso di velivoli più piccoli, l’abbandono di alcune tratte e la riduzione del personale da ventimila a quattordicimila unità. Il progetto era stato deciso per far fronte ai due disastri aerei che l’anno scorso hanno costretto la compagnia alla nazionalizzazione.

L’8 marzo del 2014 il volo MH370 partito da Kuala Lumpur e diretto a Pechino è scomparso meno di un’ora dopo il decollo, senza lanciare nessun allarme o inviare messaggi. Alle operazioni di ricerca, condotte nell’oceano Indiano meridionale, hanno partecipato otto paesi: Malesia, Australia, Cina, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Secondo le autorità malesi, tutte le 239 persone che erano a bordo sono presumibilmente morte.

Il 17 luglio dello stesso anno il Boeing MH17 è stato abbattuto mentre sorvolava l’Ucraina, con 298 passeggeri a bordo. L’aereo stava viaggiando da Amsterdam a Kuala Lumpur, ed è caduto nei pressi di Donetsk, in un territorio controllato dai ribelli che chiedono l’indipendenza da Kiev e l’annessione alla Russia. Secondo un’inchiesta guidata dai Paesi Bassi l’aereo potrebbe essere stato abbattuto da un missile russo.

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