Giornalisti di tutto il mondo sottoscrivono una petizione per la libertà di stampa in Turchia
Decine di giornalisti, dirigenti di testate editoriali e case editrici internazionali hanno firmato la petizione che chiede al governo turco di “lasciare liberi i giornalisti”, all’indomani della richiesta di ergastolo per il direttore del quotidiano Cumhuriyet da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. L’iniziativa è partita dal quotidiano Zaman e hanno già aderito, tra gli altri, il direttore di Usa Today David Callaway, il direttore del quotidiano pachistano Dawn, Zafer Abbas, il vice presidente di Project Syndacate Jonathan Hoffman e altre firme di testate internazionali come l’Afp e il Guardian.
“A causa dell’aumento delle pratiche autoritarie del governo turco la libertà di informazione sta subendo duri colpi. Ad oggi illustri giornalisti restano dietro le sbarre per i loro articoli” e i loro processi “minacciano la libertà di stampa e il futuro democratico del paese” si legge nella petizione. Attualmente sono dieci i giornalisti in carcere in Turchia tra cui l’editorialista di Taraf Mehmet Baransu, per il quale sono stati chiesti 52 anni di carcere, e il direttore della tv Samanyolu, Hidayet Karaca.
Oltre al quotidiano Cumhuriyet - che ha pubblicato foto e video di camion dei servizi segreti turchi carichi di armi sostenendo che fossero destinate ai miliziani del gruppo Stato islamico in Siria - anche la stampa internazionale è finita negli ultimi giorni sotto gli attacchi di Erdoğan, che ha definito “spazzatura” alcuni articoli apparsi sul New York Times e ha attaccato anche la Bbc e la Cnn. Denunce nei confronti del presidente turco sono arrivate dalle organizzazioni Committee to Protect Journalists e Reporter senza frontiere, nella cui classifica sulla libertà di stampa Ankara è al 149esimo posto su 180 paesi. La Freedom House ha catalogato nel 2015 il paese della mezzaluna come solo “parzialmente libero” e in questi giorni il caso di Cumhuriyet ha fatto riemergere, in tutta la sua forza, il tema della libertà di stampa ed espressione imponendolo sull’agenda elettorale e sulle analisi del voto fuori e dentro la Turchia.