Secondo i primi risultati alle elezioni legislative in Messico il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), al governo nel paese, ha vinto le elezioni e mantiene il controllo della camera. Malgrado le proteste avvenute durante la giornata elettorale e una campagna segnata dalla violenza dei cartelli della droga che hanno ucciso alcuni candidati, in particolare nello stato di Guerrero, il partito del presidente Enrique Peña Nieto ha preso tra il 29,8 e il 30,8 per cento dei voti, mantentendo tra i 196 e i 203 seggi alla camera dei deputati (500 seggi in totale). Nelle elezioni del 2012 il Pri aveva ottenuto 207 seggi. Ma due partiti alleati hanno conquistato consensi: il Partito verde dovrebbe aver preso il 7 per cento dei voti, assicurandosi così tra i 41 e i 48 seggi, mentre un altro partito nella coalizione di governo, Nuova alleanza, prenderà tra i nove e i 12 seggi.
Le elezioni legislative e amministrative sono state interpretate dagli analisti come una prova di gradimento politico per il presidente Peña Nieto, aspramente criticato la sua gestione del caso della scomparsa di 43 studenti nella città di Iguala, nello stato di Guerrero, il 25 settembre del 2014. Secondo la versione ufficiale sulla scomparsa, gli studenti sono stati uccisi da sicari di una banda di narcotrafficanti, ma le famiglie non credono alla versione del governo e hanno accusato le istituzioni di aver coperto e di aver collaborato con la criminalità organizzata.
Almeno sette candidati alle elezioni messicane e nove funzionari sono stati uccisidurante la campagna elettorale, segnata dalle violenze dei cartelli della droga e dalla proteste degli insegnanti contro la riforma della scuola. Nel solo mese di aprile ci sono stati 1.374 omicidi nel paese, secondo la polizia. Il tasso mesile di omicidi più alto dell’anno.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it