In un attacco informatico che ha colpito gli uffici governativi degli Stati Uniti potrebbero essere stati violati dati sensibili del personale militare e dei servizi segreti. È quanto è stato riferito da alcuni funzionari che hanno parlato all’agenzia Associted press a condizione di rimanere anonimi. La notizia di un attacco hacker contro l’Ufficio di gestione del personale (Opm), l’agenzia che gestisce i dati dei dipendenti del governo federale e i loro accessi a informazioni riservate, è stata diffusa il 5 giugno, ma finora si riteneva che fossero stati violati i dati di quattro milioni di persone, tra attuali ed ex dipendenti del governo.

Quello che emerge ora sono i dettagli di un possibile secondo attacco, un cui gli hacker potrebbero avere avuto accesso ai documenti compilati dal personale militare e dei servizi segreti per i controlli legati alla sicurezza. In particolare potrebbe essere stato violato lo Standard form 86, un modulo di 127 pagine che contiene le informazioni personali dei dipendenti, dal colore degli occhi, alla storia finanziaria e sanitaria, ai problemi con le dipendenze, ai contatti degli amici e dei parenti.

Si ritiene inoltre che il numero dei dipendenti del governo federale colpiti dall’attacco potrebbe essere molto superiore e arrivare a quattordici milioni. Secondo le indagini, gli hacker responsabili sarebbero collegati al governo cinese, riferisce la stampa statunitense. Pechino ha definito l’ipotesi “irresponsabile e controproducente”. Il governo degli Stati Uniti ha annunciato ulteriori misure per rafforzare la sicurezza informatica.

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