Il governo regionale di Santiago del Cile ha decretato lo stato d’emergenza ambientale – la prima volta dal 1999 – perché l’inquinamento ha raggiunto un “livello critico”. Da ieri, non possono circolare il 40 per cento dei veicoli e otto su dieci di quelli senza marmitta catalitica. Più di mille ciminiere industriali sono state spente, è proibito usare stufe a legna ed è sconsigliato fare sport all’aperto.
Santiago è circondata dalle Ande e da alcune colline, quindi il vento non riesce a pulirne il cielo. I quasi sette milioni di abitanti della capitale cilena sono abituati a respirare aria inquinata, soprattutto quando comincia l’inverno. Quasi tutte le foto aeree della città, dove vive il 40 per cento della popolazione del paese, la ritraggono con una nube grigia sospesa sopra. Quando non piove, è facile che i livelli di polveri sottili raggiungano livelli d’attenzione. Ma il mese in corso è stato il più secco dal 1968, secondo l’istituto meteorologico locale, e questo ha provocato una situazione fuori dell’ordinario anche per una città normalmente molto inquinata.
Oltre a queste misure straordinarie e a parte sperare che piova presto, le autorità stanno elaborando un pacchetto di misure per cercare di ridurre le emissioni. Ma il percorso burocratico è lungo, come nota il quotidiano cileno La Tercera.
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