Mentre si apre l’Eurogruppo, Atene decide se indire un referendum
Il parlamento greco sta dibattendo se avallare la proposta del primo ministro Alexis Tsipras e del governo di indire un referendum il 5 luglio per fare decidere ai cittadini se accettare o meno le proposte avanzate dai creditori, essenzialmente tagli alle pensioni e aumenti dell’iva in cambio di aiuti finanziari fino a novembre. Ieri a Bruxelles, Tsipras ha chiarito che il piano offerto da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale è un “ricatto” e andrebbe rifiutato. Una volta tornato ad Atene e riunito il consiglio dei suoi ministri, è arrivata la mossa a sorpresa: l’esecutivo vuole che a dire l’ultima parola siano i cittadini, che lo hanno eletto appena sei mesi fa. Deve essere però il parlamento a convocare la consultazione di domenica prossima. Il partito di sinistra Syriza, di cui Tsipras è espressione, è a favore, ma l’opposizione si è dichiarata contraria. La discussione potrebbe essere lunga e certamente sarà complessa.
I greci intanto fanno file ai bancomat per ritirare i propri risparmi. I corrispondenti di vari quotidiani internazionali lo interpretano come un segno di preoccupazione. L’incertezza è legata all’atteggiamento dei creditori: martedì scade la rata da 1,6 miliardi che Atene deve al Fondo monetario internazionale.
La crisi del debito greco si consuma ad Atene, ma anche a Bruxelles. Il ministro dell’economia greco Yanis Varoufakis è arrivato all’Eurogruppo, che si riunisce per l’ennesima volta in una settimana. L’ordine del giorno del vertice tra i titolari dell’economia dei 19 paesi con la moneta comune risentirà per forza della mossa imprevista del governo greco.
Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha dichiarato entrando alla riunione: “Sono sorpreso negativamente dalla decisione del governo greco. Oggi è un giorno triste per la Grecia”.