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L’ex atleta Caitlyn Jenner – nata William Bruce Jenner e famosa per il reality show Al passo con i Kardashianha ricevuto il premio per il coraggio Arthur Ashe nell’ambito degli Espy, i premi organizzati dal canale tv Espn. Ecco il testo integrale del suo intervento alla cerimonia ospitata dal Microsoft theatre di Los Angeles, il 15 luglio (il discorso comincia al minuto 2.30).

Caspita, devo parlare dopo una presentazione del genere? Grazie infinite. È davvero meraviglioso essere qui stasera. Gli ultimi mesi sono stati un vortice di esperienze ed emozioni diversissime. Anche se, a dire il vero, ho l’impressione che nella mia vita, ovunque mi giri, finisca per sottopormi a grandi pressioni. Gareggiare alle Olimpiadi, mettere su famiglia. In vita mia, però, non mi ero mai sentita sotto pressione come da un paio di mesi a questa parte.

Scegliere questo vestito, per esempio. Ok, ragazze, ora capisco! [Risate] Devi scegliere le scarpe, i capelli, il trucco, tutto quanto. È stato sfiancante. Dopodiché arriva la fashion police! Siate clementi, vi prego. Sono una principiante.

A proposito, vorrei fare un rapido saluto alla nostra squadra di calcio [Applausi]. Vi siete davvero tirate a lucido, signore mie.

Ma la verità vera è che io, fino a qualche mese fa, non avevo mai conosciuto un’altra persona transessuale, un’altra persona come me. Non avevo mai incontrato una persona transessuale, mai. Adesso, come avete visto, ho deciso di affrontare la mia situazione privata, e per questo il mio viaggio si è già trasformato in un’esperienza incredibilmente istruttiva.

Mi ha aperto gli occhi, mi ha ispirato, ma mi anche spaventato. Nel nostro paese, oggi, e in tutto il mondo in questo preciso istante, ci sono giovani che affrontano il fatto di essere transgender. Giovani che si scoprono diversi, e che tentano di capire cosa fare, per non parlare degli altri problemi di qualsiasi adolescente.

Queste persone sono vittime di bullismo, vengono picchiate, si tolgono la vita. I numeri che avete appena sentito sono sconvolgenti, eppure rappresentano la realtà di cosa vuol dire essere trans al giorno d’oggi.

Soltanto il mese scorso, il corpo della diciassettenne Mercedes Williamson, una ragazza transgender di colore, è stato ritrovato in un campo del Mississippi. Era stata uccisa a coltellate.

Voglio parlarvi anche di Sam Taub, un quindicenne transgender di Bloomfield, in Michigan. All’inizio di aprile, Sam si è tolto la vita. La storia di Sam mi ossessiona in modo particolare, perché la sua morte è avvenuta pochi giorni prima della mia intervista con Diane Sawyer. Ogni volta che succede qualcosa del genere, la gente si chiede: “Sarebbe potuta andare diversamente, se avessimo acceso i riflettori su questo argomento con più attenzione?”. Non lo sapremo mai.

Se c’è una cosa che ho conosciuto, nella mia vita, è proprio il potere dei riflettori. A volte può anche diventare opprimente, ma l’attenzione degli altri porta con sé delle responsabilità.

Come gruppo, come atleti, il modo in cui ci si comporta, quello che si dice, quello che si fa, viene osservato e assorbito da milioni di persone, e soprattutto da persone giovani. Mi è chiara la responsabilità che avrò, d’ora in avanti, di continuare a raccontare la mia storia nel modo giusto. Per me, per continuare a imparare, per trasformare la percezione della questione transessuale, il trattamento che le persone transessuali ricevono. E anche, più in generale, di promuovere un’idea molto semplice: accettare le persone per quelle che sono. Accettare le loro differenze.

Quello che vi chiedo, stasera, è di unirvi a me perché questa questione diventi anche la vostra. Da dove cominciamo? Cominciamo imparando.
Ho avuto la fortuna di incontrare alcune volte Arthur Ashe [il tennista statunitense impegnato nel sociale cui è intitolato il premio per il coraggio conferito a Jenner], e so quanto per lui era importante imparare. Imparare il più possibile sulle persone, in modo da capirle meglio.

So che i presenti in questa sala nutrono rispetto per il lavoro, l’impegno, l’allenamento, l’idea di affrontare qualcosa di difficile per ottenere il risultato che si desidera. Io mi sono allenata duramente, ho gareggiato con impegno, e per questo la gente ha imparato a rispettarmi.

Ma questa transizione è stata più dura di qualsiasi altra cosa avessi mai immaginato. E lo stesso vale per tante altre persone, oltre che per me. Anche solo per questo motivo, le persone transessuali meritano qualcosa di assolutamente vitale. Meritano il vostro rispetto. [Applausi]. È da questo rispetto che può nascere una comunità più compassionevole, una società più empatica, e un mondo migliore per tutti noi.

Sono tantissime le persone che hanno percorso questo cammino prima di me. Da Renée Richards, nello sport, a Chaz Bono, a Laverne Cox e molte altre. Stasera qui con noi c’è Janet Mock. E io voglio ringraziarle pubblicamente tutte, insieme con gli Espy e Arthur Ashe, per avermi offerto questa piattaforma da cui dare inizio alla prossima tappa del mio viaggio.

Vorrei fare un saluto anche a tutti i giovani atleti trans del mondo, a cui viene data la possibilità di gareggiare come le persone che sono davvero. E adesso, è notizia di questa settimana, pare che presto le persone transessuali potranno anche prestare servizio nell’esercito. È una splendida idea. Abbiamo fatto molta strada, ma resta ancora tanto da fare.

Voglio ringraziare personalmente la mia amica Diane Sawyer. Sapete, la possibilità di raccontare la propria storia per primi capita una volta sola, e Diane, tu lo hai fatto con grande sincerità e delicatezza. Per questo, io e la comunità ti siamo molto riconoscenti. Grazie infinite, Diane, sono davvero orgogliosa di averti come amica. [Applausi].

E adesso arriva la parte difficile. Voglio ringraziare la mia famiglia. La paura più grande legata al coming out di Caitlyn Jenner era quella di far soffrire gli altri, soprattutto la mia famiglia e i miei figli. Ho sempre voluto che fossero orgogliosi del loro padre per ciò che aveva costruito nella sua vita. In cambio, voi mi avete dato tantissimo, mi avete sostenuto in ogni modo. Sono così grata di avervi nella mia vita. Grazie.

E poi ultima, ma di certo non meno importante, mia madre. La mia mamma che, poco più di una settimana fa, ha dovuto sottoporsi a un’operazione, e pensavo che non ce l’avrebbe fatta, e invece eccola qui, oggi, a condividere con me questa serata. Tu sai che ho sempre pensato di aver preso il coraggio e la determinazione da papà, che aveva fatto lo sbarco in Normandia e combattuto nella seconda guerra mondiale. Ma sai cosa penso oggi, mamma? Che tutte queste qualità io le ho prese da te. Ti voglio tanto bene, e sono felicissima che tu sia qui a condividere tutto questo con me.

Sapete, è un onore vedere la parola “coraggio” associata alla mia vita. Ma stasera c’è un’altra parola che viene alla mente, ed è “fortuna”. Io allo sport devo tanto. Mi ha fatto vedere il mondo, mi ha dato un’identità. Quando qualcuno voleva fare il bullo con me, be’… Ero la punta di diamante della squadra di football. Non sarebbe stato un problema. E lo stesso vale questa sera.

Se volete insultarmi, fare battute, mettere in dubbio le mie intenzioni, accomodatevi, perché la verità è che io sono in grado di sopportarlo. Ma le migliaia di ragazzini che nel mondo si sforzano di capire come essere fedeli a se stessi, ecco, loro non devono essere costretti a sopportarlo. [Applausi].

E a chi si sta chiedendo quale sia il punto di tutto questo, se il coraggio, lo scalpore o la pubblicità, be’, ve lo dico io qual è il punto: è quel che succede da adesso in avanti. Il punto non è una sola persona. Sono migliaia di persone. Il punto non sono io. È accettarci uno con l’altro. Siamo tutti diversi.

Non è una cosa brutta, è una cosa bella, e anche se farsi una ragione di ciò che non si capisce può non essere facile, io voglio dimostrare che è assolutamente possibile, se solo lo facciamo insieme.

Grazie davvero. Grazie di questo onore che avete voluto conferire a me e alla mia famiglia. Grazie.

(Traduzione di Matteo Colombo)

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