La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni. Le accuse formulate dagli inquirenti sono “turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente” e “induzione indebita”. L’udienza preliminare, che deciderà se celebrare davvero il processo, è fissata per il 30 settembre.

Secondo la procura, Maroni avrebbe fatto pressioni sui dirigenti dell’Expo per convincerli a sostenere le spese di Maria Grazia Paturzo, sua ex collaboratrice al ministero dell’interno, durante la missione dell’Expo a Tokyo dello scorso anno. Fatto che, se accertato, configura il reato di induzione indebita, per cui il codice penale prevede da tre a otto anni di carcere. Il reato è compreso nella legge Severino e quindi, nel caso di una condanna di primo grado, Maroni dovrebbe lasciare la carica.

Maroni inoltre si sarebbe messo d’accordo con Giuseppe Sala, amministratore delegato della società Expo, per far ottenere un contratto a tempo determinato alla Paturzo come temporany manager.

Il presidente della Lombardia è anche accusato di aver favorito un’altra sua ex collaboratrice, Mara Carluccio. Carluccio fu assunta alla Eupolis, società regionale che si occupa di ricerca e formazione professionale, con un contratto di consulenza che secondo gli inquirenti sarebbe stato confezionato su misura per lei. Questi due ultimi episodi rientrano nel reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, punibile con la reclusione da sei mesi a cinque anni.

Nei giorni scorsi l’avvocato Domenico Aiello, difensore di Maroni, aveva presentato la richiesta di archiviazione.

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