Jeroen Dijsselbloem, ministro delle finanze olandese che presiede l’eurogruppo (sinistra), parla con il responsabile greco Euclides Tsakalotos all’inizio della riunione. Bruxelles, 14 agosto 2015. (François Lenoir, Reuters/Contrasto)

Dopo l’approvazione delle condizioni del terzo piano di aiuti da parte del parlamento greco, i ministri finanziari dei 19 paesi della zona euro si sono riuniti oggi pomeriggio a Bruxelles. devono esaminare l’accordo raggiunto all’alba di martedì 11 agosto tra il governo greco e i rappresentanti tecnici dei creditori internazionali. Il documento di lavoro che hanno sul tavolo, ottenuto dall’agenzia francese Afp, si concentra su cinque nodi fondamentali.

Sostenibilità del debito. Il debito greco sfiora il 200 per cento del pil e costituisce “la questione aperta più importante”, si legge nel documento. Nelle due pagine che guidano le conversazioni dell’eurogruppo, si sottolinea che il fabbisogno di finanziamento di Atene è più grande del previsto.

Il Fondo monetario internazionale, principale creditore della Grecia assieme ai paesi europei (attraverso le istituzioni comunitarie), ha reso noto da settimane che parteciperà al finanziamento del nuovo piano solo se il debito verrà alleggerito.

Su questo punto, alcuni paesi dell’Unione (con in testa la Germania) sono piuttosto scettici: vorrebbero dividere con l’Fmi gli oneri del prestito da 85 miliardi in tre anni promesso alla Grecia, ma non hanno intenzione di rimetterci soldi dei precedenti finanziamenti (dal 2010, i creditori hanno prestato ad Atene 240 miliardi). Una soluzione intermedia potrebbe essere quella di non tagliare il debito rinunciando ad avere indietro una parte dei soldi prestati, ma di allungare le scadenze dei rimborsi.

Fondo per le privatizzazioni. Per ottenere un prestito immediato (prestito ponte) di sette miliardi che le permettesse di tornare solvente, Atene si era impegnata in luglio a trasferire in un fondo indipendente alcuni suoi beni di valore. A tale deposito spetta il compito di monetizzare questi beni – sia vendendoli, sia sfruttandoli nella maniera più redditizia possibile – per arrivare a un valore di 50 miliardi di euro in tre anni: una garanzia per i creditori, accettata dal premier Alexis Tsipras.

Nell’accordo dell’11 agosto, ora all’esame dell’Eurogruppo, Atene promette la costituzione entro ottobre di una “squadra indipendente per identificare le possibili opzioni e preparare raccomandazioni in vista della creazione del fondo”. Ma alcuni creditori (ancora una volta: soprattutto la Germania) ritengono che il semplice fatto di creare una “squadra” non sia sufficiente e aspettano dettagli più precisi.

Obiettivi di bilancio. L’accordo presentato all’eurogruppo alleggerisce gli obiettivi di bilancio per Atene rispetto a quelli auspicati nelle fasi precedenti dei negoziati con le istituzioni creditizie. La Grecia ora deve registrare un disavanzo primario (saldo di bilancio prima di pagare gli interessi sul debito) dello 0,25 per cento del pil nel 2015, per poi passare a cifre positive: un surplus primario dello 0,5 per cento del pil nel 2016, dell’1,75 per cento nel 2017 e del 3,5 per cento nel 2018. I piani di Atene per raggiungere tali obiettivi sono considerati “parzialmente conformi” alle richieste dei creditori, si legge nel documento di lavoro, ma alcuni creditori hanno chiesto maggiore chiarezza sulle misure che permetteranno di raggiungere un avanzo primario del 3,5 per cento del pil nel 2018.

Riforma dell’amministrazione pubblica. Su questo punto, non è stato presentato da Atene “alcun piano concreto” per ridurre stabilmente i costi della funzione pubblica greca.

Strategia delle riforme. Più in generale, la Grecia non avrebbe spiegato abbastanza la direzione che intende prendere sulle riforme. E’ stato dunque chiesto al governo greco di fornire dettagli sui tempi di attuazione delle riforme previste.

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