L’ex arcivescovo e nunzio apostolico Józef Wesołowski è morto nella sua casa a Città del Vaticano. Era sotto processo per pedofilia, doveva essere giudicato dal tribunale penale vaticano, istituito in seguito alla riforma voluta da Jorge Bergoglio nel 2013.

Secondo il Vaticano, il cadavere è stato trovato stamattina e la sua morte è dovuta a cause naturali. È stata ordinata un’autopsia, che si svolgerà oggi.

Józef Wesołowski, 67 anni, sarebbe diventato il primo alto funzionario della chiesa cattolica ad essere processato con queste accuse. Il suo caso era considerato un esempio dell’impegno del Vaticano nella lotta agli abusi sui minori.

A luglio il processo era stato rinviato “a data da destinarsi” perché Wesołowski era ricoverato in ospedale per un malore.

Le accuse all’ex arcivescovo

Józef Wesołowski era accusato di aver pagato dei ragazzi adolescenti per fare sesso, quando era nunzio vaticano nella Repubblica Dominicana tra il 2008 e il 2013, e di possedere materiale pedopornografico. Alcuni minori della Repubblica Dominicana hanno raccontato di essere stati adescati dal sacerdote per strada. L’uomo avrebbe indossato abiti laici e un berretto con la visiera per non farsi riconoscere.

Józef Wesołowski, di origine polacca, era stato ordinato sacerdote nel 1972 da Giovanni Paolo II. Nell’agosto del 2013 era stato richiamato in Vaticano da Jorge Bergoglio, dopo che erano stati denunciati gli episodi di pedofilia. Secondo i critici, il fatto che l’ex arcivescovo sia stato rimosso dall’incarico ha impedito alle autorità dominicane di sottoporlo a un processo.

Le accuse di pedofilia sono emerse dopo la pubblicazione di un’inchiesta della giornalista dominicana Nuria Piera, uscita nel settembre 2013, che sosteneva che il sacerdote pagava per fare sesso con minori e frequentava una zona di Santo Domingo nota per la prostituzione minorile.

Nel 2014 il Vaticano gli aveva sospeso l’immunità e il sacerdote era stato arrestato il 22 settembre 2014. Si trovava agli arresti domicilairi dal giugno dello stesso anno.

A giugno del 2014 Wesołowski è stato ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la dottrina della fede, che lo ha condannato per pedofilia in primo grado. Il 15 giugno 2015 il tribunale del Vaticano aveva deciso di rinviarlo a giudizio.

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