Perché. L’Italia è in Afghanistan dal gennaio 2002 ma l’impegno militare vero e proprio è cominciato nel 2003, quando la Nato assunse il comando della missione Isaf (International security assistance force) che aveva il mandato dell’Onu per sostenere il governo afgano nella guerra contro i taliban e Al Qaeda. Dal 1 gennaio 2015 il contingente italiano è inquadrato in un’altra missione della Nato chiamata Resolute support (Rs), che ha sostituito la missione precedente dopo la sua conclusione il 31 dicembre 2014.

Cosa. La missione Isaf della Nato, costituita dalla risoluzione dell’Onu 1386 del 20 dicembre 2001, aveva l’obiettivo di aiutare il governo afgano a mantenere la sicurezza, soprattutto con interventi militari diretti (combat) ma anche con attività di addestramento e assistenza, azioni umanitarie e di ricostruzione. Il sostegno alla sicurezza e il consolidamento delle istituzioni locali sono alla base anche dell’attuale missione Resolute support, che però non è più una missione da combattimento ma solo di formazione e addestramento della forze locali. L’Italia partecipa anche alla missione di polizia europea Eupol Afghanistan con l’obiettivo di assistere la polizia afgana.

Dove. All’inizio l’impegno militare italiano era limitato nella capitale Kabul, poi dal giugno 2005 l’Italia ha assunto il comando della regione di Herat (a ovest del paese), che comprende le province di Badghis, Ghowr e Farah, oltre a quella omonima di Herat, dove il presidio militare italiano è stato accompagnato dall’assistenza umanitaria alla popolazione locale e dall’impegno delle squadre di tecnici “civili” per la ricostruzione provinciale.

Chi. Dal contingente iniziale di 2.250-3.000 persone, l’impegno militare italiano si è progressivamente ridotto a circa 750 militari, tra membri dell’esercito, della marina, dell’aeronautica e carabinieri. Il contingente è dotato di mezzi di manovra, di supporto, di aerei da trasporto e di alcuni elicotteri. Nell’area di Kabul ci sono 50 unità dell’esercito che lavorano al comando dell’operazione della Nato. Nell’area di Herat, l’Italia ha il comando di un contingente con funzioni di formazione e addestramento con 700 militari. Sempre nell’attività di consulenza e formazione per le forze di sicurezza locali, sono impegnati cinque carabinieri, tra cui un ufficiale e quattro marescialli, che fanno capo ai ministeri dell’interno e della giustizia.

Quanti militari sono morti finora. Dall’inizio della missione Isaf sono morti 52 militari italiani in Afghanistan, di cui 31 a causa di attentati o scontri armati.

I costi. La proroga della missione italiana nell’ambito di Resolute support, dal 1 gennaio 2015, è stata autorizzata dal parlamento con il decreto legge n. 7 del 18 febbraio 2015. Il governo e il parlamento hanno previsto uno stanziamento, per i primi nove mesi del 2015, di circa 126,4 milioni di euro per le missioni Resolute support e Eupol Afghanistan. Una cifra più bassa rispetto ai 183,6 milioni stanziati per gli ultimi 6 mesi del 2014, quando era ancora in corso la missione Isaf.

Il futuro. Presentando il decreto, il governo ha precisato che per la maggior parte di quest’anno i militari sarebbero stati impegnati a Herat con il compito di continuare ad addestrare le forze armate afgane, “senza alcuna partecipazione a operazioni di combattimento”. Per quanto riguarda il secondo semestre del 2015, nel testo si cita la pianificazione della Nato con la prevista “riconfigurazione delle forze” nel paese “con un progressivo concentramento nella capitale Kabul”. In questo senso, un’eventuale estensione della missione Resolute support dovrà essere discussa prima in sede di Alleanza atlantica e poi servirà un nuovo passaggio parlamentare.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it