I bombardamenti della coalizione saudita contro un ospedale di Medici senza frontiere nel nord dello Yemen hanno violato il diritto bellico, secondo Human rights watch.
L’attacco, avvenuto il 26 ottobre, ha distrutto l’unico ospedale di Haydan, nella provincia di Saada, a circa trenta chilometri dal confine con l’Arabia Saudita, costringendolo alla chiusura. Durante l’evacuazione dell’edificio almeno una persona è rimasta ferita, come ha confermato la stessa Msf.
Human rights watch ha chiesto l’apertura di un’inchiesta indipendente sulla vicenda.
Secondo Msf, il primo bombardamento ha colpito la parte sinistra dell’edificio verso le 22.30, ora locale. Dopo l’esplosione i medici e i pazienti, in tutto 12 persone, hanno lasciato l’edificio. In seguito gli aerei hanno sganciato altre cinque bombe, delle quali due non esplose, che si trovano ancora dentro l’edificio.
Hassan Boucenine, direttore di Medici senza frontiere nello Yemen, ha dichiarato che l’organizzazione aveva comunicato le coordinate gps dell’ospedale alla coalizione saudita sei mesi fa e li aveva trasmessi di nuovo circa un mese fa. L’edificio inoltre aveva il logo di Msf sul tetto.
First photos for our health facility in Haydan #Saada after the airstrikes that took place last night. #Yemen pic.twitter.com/P2mr7sgp63
— MSF International (@MSF) 27 Ottobre 2015
L’ospedale di Haydan è l’unica struttura nel raggio di 80 chilometri e di solito riceve 150 casi alla settimana. Dal maggio 2015 ha curato circa 3.400 feriti.
La coalizione guidata dall’Arabia Saudita, che include Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Egitto, Giordania, Kuwait, Marocco, Qatar e Sudan, il 26 marzo 2015 ha avviato una campagna aerea contro i ribelli sciiti houthi, che controllano gran parte del paese dalla fine del 2014.
Gli houthi, seguaci dello zaidismo, una variante locale dell’islam sciita, sono attivi nel paese dal 2004. La coalizione intende cacciarli dalla capitale Sanaa e ristabilire alla guida dello stato il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, ora in esilio a Riyadh, che era stato destituito lo scorso gennaio.
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