7 gennaio: Due uomini armati fanno irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi e aprono il fuoco sui redattori: uccidono dodici persone tra cui il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb e diversi disegnatori tra cui Cabu, Wolinski, Tignous e Honoré. Gli attentatori sono i due fratelli Saïd e Chérif Kouachi, che riescono a scappare a bordo di un’auto.

I due vengono uccisi due giorni dopo a Dammartin-en-Goële, un paese a nordest di Parigi. Si erano barricati dentro a una tipografia e avevano preso un ostaggio. Nello stesso giorno un altro attentatore, Amedy Coulibaly, prende in ostaggio 19 persone in un supermercato kosher a Porte de Vincennes, a Parigi. Quattro ostaggi vengono uccisi da Coulibaly che a sua volta è ucciso dalle forze speciali francesi che fanno irruzione nel supermarket.

La quarta persona ricercata dalla polizia per gli attentati di Parigi, Hayat Boumeddiene, la compagna di Coulibaly, è ancora latitante; sarebbe partita per la Turchia il 2 gennaio e da lì avrebbe raggiunto la Siria l’8 gennaio. Dalle indagini è emerso che nel corso del 2014 la moglie di Chérif Kouachi, uno degli attentatori della strage di Charlie Hebdo, avrebbe fatto più di 500 telefonate alla compagna di Amedy Coulibaly, attentatore del supermercato di Porte de Vincennes. I due attacchi sarebbero stati coordinati.

L’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo è stato rivendicato dal gruppo jihadista Al Qaeda nello Yemen. La strage ha provocato un’ondata di shock in tutto il mondo, si sono moltiplicate le manifestazioni di solidarietà per il settimanale che è andato normalmente in edicola il 14 gennaio e ha venduto milioni di copie. L’attentato ha suscitato un dibattito molto acceso sulla libertà d’espressione in Francia e in occidente.

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