In America Latina le donne colpite dallo zika non possono abortire
Alle donne di tutta l’America Latina è stato consigliato di evitare le gravidanze, a causa del timore che il virus zika, in rapida diffusione, possa provocare gravi malformazioni cerebrali nei feti. Ma l’aborto è illegale in buona parte della regione e le possibilità a disposizione delle donne che sono già incinte sono poche.
Nel frattempo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) degli Stati Uniti hanno diffuso una guida di viaggio per le donne statunitensi incinte e per quelle in età fertile, chiedendo di non visitare i luoghi nei quali il virus è attualmente diffuso.
Secondo la guida, i paesi e territori del continente americano dove l’epidemia di zika è in corso sono ventidue: Barbados, Bolivia, Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guyana Francese, Guadalupa, Guatemala, Guyana, Haiti, Honduras, Martinica, Messico, Panama, Paraguay, Porto Rico, Saint Martin, Suriname, Isole vergini degli Stati Uniti e Venezuela.
La legge sull’aborto nei paesi colpiti dallo Zika
Fonti: Center for reproductive rights (Centro per i diritti riproduttivi), Amnesty e Human Rights Watch.
Barbados: l’aborto è illegale ma consentito in caso di malformazione del feto, incesto o stupro. Tuttavia per sottoporsi all’intervento è necessaria l’autorizzazione dei genitori.
Bolivia: l’aborto è illegale, consentito solo in caso di stupro o incesto.
Brasile: l’aborto è illegale ed è punito con il carcere da uno a dieci anni, ma è consentito in caso di pericolo di vita per la donna o se la gravidanza è la conseguenza di uno stupro o di un incesto.
Colombia: l’aborto è proibito. Tuttavia le pene previste per chi infrange la legge sono più basse, quando la gravidanza è la conseguenza di uno stupro o di un’inseminazione artificiale non consenziente. In Colombia gli aborti illegali ogni anno sono 450mila, e l’interruzione di gravidanza (igv) in condizioni igieniche precarie è una delle principali cause di mortalità materna, secondo Human Rights Watch.
Repubblica Dominicana: l’aborto è illegale, senza alcuna esplicita eccezione relativa al rischio di morte della donna.
Ecuador: l’aborto è illegale e punibile con l’incarcerazione da tre a sei anni, ma consentito se esiste un pericolo per la vita o la salute della madre, o se la gravidanza è la conseguenza di uno stupro.
El Salvador: l’aborto è illegale e le disposizioni che prevedevano delle eccezioni, come la necessità di salvare la vita di una donna, sono state abolite.
Guyana francese: l’aborto è consentito senza limitazioni.
Guadalupa: l’aborto è consentito nelle prime 12 settimane di gravidanza, o anche in seguito se eseguito per motivi medici.
Guatemala: l’aborto è illegale e punibile con il carcere da uno ai tre anni, ma sono previste eccezioni se è finalizzato a salvare la vita della madre.
Guyana: l’aborto è consentito nelle prime otto settimane di gestazione.
Haiti: l’aborto è illegale e non sono previste eccezioni relative al pericolo di vita della madre.
Honduras: l’aborto è illegale e non sono previste eccezioni relative al pericolo di vita della madre.
Martinica: l’aborto è consentito nelle prime dodici settimane di gravidanza, o anche in seguito se eseguito per motivi medici.
Messico: l’aborto è stato considerato un reato in Messico almeno fin dal 1931, ed è punibile con pene che vanno dai tre agli otto anni di detenzione. Le sanzioni penali sono escluse solo per gli aborti successivi a stupri o laddove la vita della donna potrebbe essere in pericolo.
Panama: l’aborto è illegale ma permesso, con autorizzazione dei genitori, in caso di malformazioni fetali o per salvare la vita della madre.
Paraguay: l’aborto è illegale ma è consentito qualora sia necessario a salvare la vita di una donna.
Puerto Rico: secondo il diritto costituzionale degli Stati Uniti, che è valido sul suo territorio portoricano, l’aborto è consentito. Tuttavia a Puerto Rico è in vigore anche una legge che proibisce l’igv a meno che non sia necessaria per proteggere la salute della donna, e prevede pene detentive di due anni. Non è chiaro quale delle due norme prevalga sull’altra.
Saint Martin: l’aborto è consentito nelle prime dodici settimane di gravidanza, o anche in seguito se eseguito per motivi medici.
Suriname: l’aborto è proibito e non ci sono esplicite disposizioni per salvare la vita di una donna incinta qualora sia in pericolo.
Isole Vergini degli Stati Uniti: l’aborto è proibito a meno che non sia necessario per salvare la vita della donna o qualora il feto rischi di nascere con gravi malformazioni fisiche o mentali.
Venezuela: l’aborto è illegale ma consentito se la vita della donna è in pericolo.
La legge sull’aborto nei paesi che non sono stati colpiti dallo Zika
Argentina: l’aborto è considerato un reato nel paese. L’attuale codice penale prevede solo due casi in cui non sono previste pene: quando la vita o la salute della donna incinta sono in pericolo, o quando la gravidanza è il risultato dello stupro di una donna con disabilità.
Peru: l’aborto è illegale e punibile con il carcere fino a due anni o con la condanna a una pena alternativa come i servizi sociali per un periodo compreso tra 52 e 104 giorni, a meno che la gravidanza sia il frutto di uno stupro o quando il feto rischia di nascere con gravi malformazioni fisiche o psicologiche.
Cile: l’aborto è un reato nel paese dal 1874. Il codice penale ancora in vigore proibisce l’aborto in qualsiasi circostanza. Tutte le eccezioni relative a pericoli di salute o di vita per le donne incinte sono state abolite dal dittatore Augusto Pinochet.
Cuba: l’aborto è legale.
Nicaragua: l’aborto è illegale e le disposizioni relative a possibili eccezioni, come la necessità di salvare la vita della madre, sono state abolite.
Costa Rica: l’aborto è un crimine punibile con l’incarcerazione dai tre ai dieci anni, salvo quando la vita della madre è in pericolo.
Uruguay: l’aborto è legale.
Bahamas: l’aborto è illegale, salvo che per motivi di salute.
Stati Uniti: sebbene l’aborto sia legale nel paese, non è facile ricorrere all’interruzione di grvidanza. Molte donne e ragazze devono affrontare grossi ostacoli legali o economici per potersi sottoporre all’operazione, a causa di regole complesse, mancanza di personale medico e di fondi. Inoltre le norme che regolano l’aborto cambiano di stato in stato.
(Traduzione Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato dal Guardian.