Il ministero degli esteri italiano ha confermato la morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano di 28 anni scomparso al Cairo, in Egitto, il 25 gennaio. La Farnesina ha convocato l’ambasciatore egiziano per chiedere chiarificazioni sull’accaduto. Cosa sappiamo e cosa non sappiamo finora della morte del ragazzo italiano e del ritrovamento del suo cadavere:

  • Giulio Regeni, 28 anni, ricercatore italiano originario di Fiumicello, in provincia di Udine, in Friuli-Venezia Giulia, è stato ritrovato in un fosso a Giza, nella periferia del Cairo, in Egitto, sulla strada che collega il Cairo ad Alessandria. Il corpo era seminudo.
  • Regeni stava conseguendo un dottorato a Cambridge e si era trasferito al Cairo a settembre per studiare i cambiamenti dell’economia egiziana dopo la rivoluzione.
  • Era scomparso il 25 gennaio, nel giorno dell’anniversario dell’inizio delle proteste che hanno portato alla destituzione dell’ex presidente Hosni Mubarak nel 2011. Regeni stava andando a piedi a un appuntamento con un suo amico.
  • L’Egitto ha aperto un’inchiesta sulla morte del ragazzo ed è stata fatta un’autopsia sul cadavere.
  • Sulla dinamica della morte ci sono due ipotesi contrastanti: la polizia sostiene che Regeni sia morto in un incidente stradale, mentre la procura ha detto all’Associated Press che l’ipotesi più plausibile è quella dell’omicidio, perché il corpo del ragazzo riportava segni inequivocabili di tortura come coltellate, bruciature di sigaretta, ecchimosi.
  • Regeni è scomparso intorno alle 20 del 25 gennaio, il ragazzo stava andando a trovare degli amici per un compleanno. Si stava spostando a piedi tra il quartiere di El Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, e il centro della città, diretto dalla stazione della metropolitana di Bohoot a quella di Bab Al Louq, circa cinque chilometri in linea d’aria più a ovest, nei pressi di piazza Tahrir.
  • Il quotidiano il Manifesto riporta la testimonianza di una donna, una giornalista egiziana, che avrebbe assistito all’arresto da parte della polizia di uno straniero a Giza.
  • Giuseppe Acconcia, giornalista del Manifesto, ha raccontato che Regeni scriveva per il Manifesto con uno pseudonimo, perché “aveva paura per la sua incolumità”. Il ragazzo, infatti, “si occupava soprattutto di movimenti operai e di sindacalismo indipendente”, e quindi aveva contatti con l’opposizione egiziana.
  • In Egitto negli ultimi anni sono scomparse molte persone, in particolare tra i sostenitori dei Fratelli musulmani e gli attivisti dell’opposizione e per i diritti umani.
  • La Farnesina ha convocato l’ambasciatore egiziano a Roma, Amr Mostafa Kamal Helmy, per chiedere chiarimenti sull’accaduto.
  • L’Italia ha chiesto la restituzione del corpo del ragazzo e manderà un gruppo di investigatori per seguire il caso.
  • Il ministero degli esteri egiziano a sua volta ha convocato Maurizio Massari, l’ambasciatore italiano al Cairo.

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