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Cinque cose da sapere sulle primarie nel New Hampshire

Un’abitante di Hart’s Location, nel New Hampshire, vota per le primarie, il 9 febbraio 2016. (Adrees Latif, Reuters/Contrasto)

Dopo l’Iowa, oggi vota il New Hampshire. I primi due stati a celebrare le primarie per i candidati alla presidenza degli Stati Uniti sono entrambi cruciali per spostare gli elettori indecisi degli stati che votano dopo e per fare convergere i finanziatori sui candidati con più possibilità di arrivare in fondo alla corsa per la Casa Bianca.

Ma Iowa e New Hampshire sono stati molto diversi tra loro. Per questo, i sondaggi prevedono per questa notte risultati che si discostano da quelli del 1 febbraio, quando a vincere sono stati Hillary Clinton, la candidata dell’establishment democratico, e Ted Cruz, senatore repubblicano del Texas, cristiano e ultraconservatore.

I repubblicani eleggono 20 delegati, i democratici 24, entrambi su base proporzionale.

1) Elettori bianchi e atei

La popolazione del New Hampshire è bianca al 93,5 per cento, mentre quella complessiva degli Stati Uniti lo è al 66,3 per cento. I latinoamericani, che a livello nazionale rappresentano il 15,3 per cento, qui costituiscono il 2,7 per cento degli abitanti e gli afroamericani, che rappresentano il 12,5 per cento della popolazione nazionale, qui sono appena l’1,4 per cento.

In New Hampshire tredici cittadini su cento dichiarano di non essere religiosi. Questo dato fa del piccolo stato del nordest il settimo meno religioso degli Stati Uniti. Mentre in New Hampshire è di fede protestante il 37 per cento della popolazione, in Iowa questa percentuale sale al 63 per cento, con una maggioranza di cristiani evangelici, elemento che ha facilitato la vittoria del senatore Ted Cruz alle primarie repubblicane del 1 febbraio.

2) Gli indipendenti

In New Hampshire, a differenza che negli altri stati, quando una persona si registra nelle liste elettorali delle primarie può non dichiarare se vuole partecipare alle primarie dei democratici o a quelle dei repubblicani. Il risultato è che oltre il 40 per cento dell’elettorato è indipendente, cioè costituito da persone che oggi andranno a votare ma non si sa per quale dei due partiti.

Questo elemento rende particolarmente significativa la votazione nel cosiddetto “stato di granito”, nonostante sia il quinto più piccolo del paese e il nono meno popolato. Infatti tende a premiare i candidati capaci di convincere anche chi non si definisce né democratico né repubblicano ma ad ogni tornata elettorale vota semplicemente l’aspirante presidente che considera più convincente. Storicamente, questo stato ha premiato i candidati considerati più radicali e lontani dall’establishment di entrambi gli schieramenti.

3) Miracolo economico rallentato

Il New Hampshire è tra gli stati più ricchi del paese, con un tasso di disoccupazione del 3,5 per cento (contro quello nazionale che è del 5 per cento) e con un’entrata media per famiglia di 66mila dollari all’anno (quella nazionale è di 53mila dollari).

Nonostante questi numeri, negli ultimi anni è cresciuto lo stesso il malcontento verso entrambi i partiti politici, per via del fatto che anche in New Hampshire cominciano a notarsi gli effetti della generale perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero. L’imprenditore miliardario Donald Trump e il socialista Bernie Sanders, che dominano i sondaggi in campo repubblicano e democratico, hanno fatto di questo malcontento il centro dei loro messaggio elettorale, insistendo sulla necessità di fermare lo spostamento di manodopera verso paesi dove il costo del lavoro è più basso.

4) Bernie Sanders, favorito democratico

Sanders è in testa ai sondaggi sui democratici. Il senatore del Vermont ha 13 punti di vantaggio: attira su di sé le intenzioni di voto degli indipendenti, che tradizionalmente tendono a diffidare dei candidati sostenuti dal partito. Dopo il quasi pareggio in Iowa, una netta vittoria in New Hampshire darebbe uno slancio importante alla sua candidatura.

Negli ultimi giorni l’entourage di Clinton ha attaccato Sanders molto duramente, segno di quanto la sua candidatura stia diventando più robusta e preoccupante agli occhi dell’unica donna in corsa per la Casa Bianca. Bill Clinton, ex presidente e marito della candidata, ha definito ipocrita e disonesto il senatore del Vermont e ha chiamato misogeni i suoi sostenitori. L’ex segretaria di stato democratica Madeleine Albright e l’icona femminista Gloria Steinem hanno criticato le giovani donne che non voteranno per Hillary Clinton preferendole l’ennesimo uomo che aspira alla presidenza.

5) Donald Trump, favorito repubblicano

I candidati repubblicani sono ancora nove, anche se la maggior parte dei commentatori crede che a contendersi la nomination repubblicana saranno Trump, Cruz e il senatore della Florida Marco Rubio. Il voto in New Hampshire, quindi, dovrebbe portare a ridurre la lista dei candidati. Trump, che ha deluso le aspettative in Iowa, ha invece un vantaggio di 17 punti su Rubio, arrivato terzo il 1 febbraio con il 23 per cento, un risultato oltre le aspettative.

L’ultraconservatore Ted Cruz, vincitore in Iowa, non conquisterebbe nemmeno il terzo posto, superato da John Kasich, il governatore moderato dell’Ohio che ha incassato anche l’endorsement del New York Times. Se così non dovesse essere, sarebbe praticamente certa una sua uscita di scena, come ha ammesso lui stesso parlando in un comizio nel New Hampshire.

L’ex governatore della Florida, Jeb Bush, nonostante i fondi e il sostegno di una buona parte del cosiddetto establishment repubblicano, non emergerebbe nemmeno oggi: i sondaggi lo danno al quinto posto, con l’11,5 per cento dei consensi. Dopo il pessimo risultato in Iowa, un’altra sconfitta pesante potrebbe indurlo a ritirarsi, e molti suoi sostenitori potrebbero appoggiare Rubio, che oltre a essere un volto è considerato un candidato rassicurante dall’establishment repubblicano.

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