Sul tavolo rimangono solo due foto. Una di queste diventerà la foto dell’anno del World press photo (Wpp). Due settimane fa, quando ad Amsterdam è cominciato il processo di valutazione del più prestigioso concorso di fotografia, erano in gara 85mila foto, scattate da 5.775 fotografi. Adesso ne sono rimaste solo due.
La giuria di cui sono presidente – che è composta da altre sei persone – si è riunita per discutere prima di votare a scrutinio segreto l’immagine che sarà premiata quest’anno. Gli scrutini vanno avanti finché una foto non ottiene sei preferenze ed è così proclamata vincitrice. La giuria, nominata dal direttore del Wpp Lars Boering, è composta da fotografi e redattori. Sono tre donne e quattro uomini, provenienti da quattro continenti. Il ruolo del presidente di giuria non è definito in maniera precisa. Da quanto mi ha insegnato la mia esperienza, si tratta di guidare la discussione, assicurarsi che tutti abbiano voce in capitolo e spingere alcuni dei giurati che dicono “mi piace” o “non mi dice niente” ad approfondire un po’ il loro giudizio.
Un dibattito vigoroso
Tutti i giurati firmano un accordo di riservatezza. Non posso quindi rivelare il contenuto delle nostre discussioni, che si sono svolte in inglese. Ma posso fornire un quadro generale della discussione e affermare inequivocabilmente che gli iper scrupolosi membri della giuria non si sono presi a testate. Tensioni e divergenze d’opinione ci sono state, certo, e spesso. Ma nessuno scontro così aspro da portare a uno stallo.
Come è successo per le migliaia di foto che le hanno precedute, la discussione sulle ultime due rimaste in lizza quest’anno ha riguardato sia gli aspetti estetici e tecnici sia quelli giornalistici. Cosa racconta di una notizia la foto? Qual è la sua forza emotiva ed editoriale? Cosa racconta in più rispetto alle altre della stessa categoria?
Abbiamo dovuto trovare un equilibrio, scegliendo un fatto che potesse funzionare da simbolo del 2015 e poi una foto che rappresentasse meglio delle altre quella notizia. Il dibattito sulle ultime due immagini è durato un’ora piena, ma è bastata una tornata di voto per eleggere il vincitore, che sarà annunciato giovedì 18 febbraio. La cerimonia di premiazione si terrà ad aprile.
Essere membro della giuria del Wpp è una maratona punteggiata da pause che si prendono per discutere una particolare foto o un punto della procedura. Per mantenere vivo il nostro spirito, gli organizzatori tengono la temperatura ambientale bassa, con il termometro della sala proiezioni che si attesta intorno ai dieci gradi.
La sala proiezioni è quasi sempre in semioscurità. Alcuni dei giurati sono avvolti in coperte. Il tempo è marcato dalle campane di una chiesa vicina, i cui rintocchi segnano ogni ora e mezz’ora. Le foto passano velocemente sui proiettori, specialmente all’inizio del processo di valutazione. Ma spesso si fermano affinché possiamo soffermarci su un’immagine che un giurato ritiene particolarmente valida. A volte torniamo indietro a immagini che abbiamo già visto
Sognare le foto
Quando gli occhi si stancano e perdiamo la concentrazione facciamo delle pause. Le macchine del caffè funzionano a ritmo continuo. E parliamo di fotografie. Sempre. Dopo alcuni giorni, alcuni giurati cominciano a vedere le foto nel sonno. Altri non riescono a dormire, mentre le foto viste durante il giorno gli tornano agli occhi. Abbiamo fatto una scelta sbagliata eliminando quella o quell’altra foto? Le regole ci permettono di tornare sui nostri passi e far resuscitare una foto che era stata eliminata, e lo facciamo varie volte.
La valutazione avviene in due fasi principali. Le immagini vengono prima selezionate da giurie specializzate nelle sette categorie del concorso: general news, spot news, sport, temi d’attualità, vita quotidiana, persone e natura. Quindi la giuria generale procede al voto per ridurre il numero dei concorrenti. Oltre alle sette categorie, ci sono tre premi per le foto singole. Esiste poi una categoria per i progetti di lungo periodo, che ha le sue regole specifiche. A complicare le cose, una foto o una serie di foto possono essere trasferite da una categoria all’altra.
Le immagini sono presentate alla giuria in maniera anonima: non sappiamo chi siano gli autori delle foto. Contrariamente ad altri premi fotografici, tutti i fotografi possono presentare il proprio lavoro senza pagare una quota d’ingresso. Qualunque giurato che potrebbe avere un conflitto d’interessi con una foto deve dichiararlo o rischia di essere sollevato dall’incarico. Per questo mi tiro fuori appena riconosco un’immagine scattata da un fotografo dell’Afp.
Se si escludono alcune eccezioni, tutte le foto che competono nel concorso del 2016 devono essere state scattate nel 2015. Tra le foto iscritte alla categoria general news, è la crisi dei profughi a dominare. Osserviamo quindi, una dopo l’altra, immagini di profughi che raggiungono le coste del sud dell’Europa, soprattutto in Grecia, profughi che camminano in piccoli e grandi gruppi, folle di profughi bloccati alle frontiere, ammassati sui treni o che si scontrano con la polizia.
La guerra in Siria, gli attentati di gennaio e novembre a Parigi, il terremoto in Nepal e gli scontri scoppiati negli Stati Uniti a causa delle azioni della polizia contro i neri completano l’elenco dei lavori presentati.
Dopo le polemiche che hanno funestato il concorso del World press photo l’anno scorso, le regole relative alla messa in scena e la manipolazione delle immagini sono state affinate e pubblicate sul sito dell’organizzazione. I fotografi devono essere in grado di fornire le loro immagini non manipolate (i file raw) o rischiano di essere automaticamente eliminati. Anche qualsiasi modifica del contenuto può comportare una squalifica automatica. La tolleranza per operazioni come la regolazione del contrasto con Photoshop o altri programmi è maggiore, ma la giuria si riserva il diritto di esclusione qualora ritenga eccessive le modifiche.
La giuria è compatta, rispettosa dell’opinione altrui e del lavoro dei fotografi. Abbiamo tutti imparato molto discutendo i nostri punti di vista e sostenendo le nostre ragioni.
Giovedì potrete vedere il risultato del nostro lavoro.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sul blog Correspondent dell’Agence France-Presse (Afp). Nel blog, giornalisti e fotoreporter raccontano il loro lavoro.
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