L’uso dei droni a scopo ricreativo è decollato l’anno scorso. Nel 2015, in tutto il mondo un milione circa di robot senza equipaggio ha spiccato il volo.

Perciò non è stata una sorpresa la notizia che il 17 aprile un aereo di British Airways è stato colpito da quello che era probabilmente un drone mentre stava atterrando all’aeroporto di Heathrow, a Londra. Sebbene non sia stato confermato, questo incidente, che ha coinvolto un A320 proveniente da Ginevra con 137 tra passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo, potrebbe essere il primo del genere nel Regno Unito. E in pochi pensano che sarà l’ultimo. Lo scorso anno nel Regno Unito ci sono già stati sette casi di mancata collisione di “categoria A”, quella più grave.

I dati di fatto veri e propri sull’incidente del 17 aprile scarseggiano. Il colpevole non è stato trovato, perciò non si sa se la persona che controllava il drone avesse cattive intenzioni. Ma la vicenda pone comunque due questioni.

In primo luogo, occorre interrogarsi su come bisogna agire nei confronti di chi mette in pericolo gli aerei senza volerlo (o ritiene la sua azione solo uno scherzo innocente). La questione è simile al problema dei laser proiettati sui finestrini della cabina di pilotaggio, di cui si è già parlato in questo blog. Far volare un drone nei pressi di un aeroporto è illegale nel Regno Unito; i colpevoli rischiano fino a cinque anni di carcere. E tuttavia nessuno può ancora dire con sicurezza quanto questi oggetti possano minacciare gli aerei di linea. Steve Landells della British airline pilots association (Balpa) ha dichiarato alla trasmissione della Bbc Today che ancora non sono stati effettuati test rigorosi per accertarlo. La sua impressione è che, nel caso di impatto con un aereo, i droni siano una minaccia più pericolosa degli uccelli se colpiscono un motore, a causa delle loro batterie. Nell’ultimo incidente è stata colpita la prua, ma si è dovuto comunque ispezionare l’aereo prima di dargli il via libera per il prossimo volo.

Se lo si sfruttasse per trasportare degli esplosivi sarebbe di sicuro una minaccia

Molti ritengono che il rischio maggiore sia legato alla possibilità che un terrorista si serva di un veicolo privo di pilota per provocare una catastrofe, per esempio attaccandovi sopra una bomba e intercettando un aereo. Un’ipotesi simile non deve essere esclusa a priori, ma occorre fare alcune precisazioni. Al momento il carico di un drone per uso ricreativo è piccolo, spesso solo un paio di chili. Se lo si sfruttasse per trasportare degli esplosivi, piuttosto che una videocamera o una fotocamera, sarebbe di sicuro una minaccia. Ma abbattere un aereo sarebbe comunque molto difficile. Per avere maggiori possibilità di successo, un dispositivo militare o commerciale – o una cara vecchia granata a razzo – sarebbe una scelta migliore di un giocattolo. (L’utilità dei droni a buon mercato per i terroristi va ricercata altrove, per esempio nella possibilità di trasportare un’arma batteriologica o commettere un omicidio. Proprio per questo motivo, quando l’anno scorso il papa ha compiuto un viaggio in America, è stata istituita una zona vietata ai droni).

Questo non significa che non si debba affrontare in modo efficace il problema dei droni in volo nei pressi degli aeroporti. Trovare e punire i responsabili sarebbe utile. Con qualche sentenza particolarmente pesante la gente ci penserebbe due volte prima di farlo. Stesso discorso vale per un’anagrafe obbligatoria dei proprietari, simile a quella già in vigore negli Stati Uniti. Occorrerebbe inoltre attuare una “georecinzione” più efficace, limitando l’area di funzionamento di un drone tramite il gps. Il rischio sarà anche minimo, ma con la diffusione crescente dei droni, le possibilità di un brutto incidente non possono che aumentare.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo di B.R. è apparso nel blog Gulliver dell’Economist.

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