L’eco del voto britannico sull’uscita dall’Unione europea ha viaggiato dal Tamigi al Tevere. Le azioni delle banche italiane sono crollate: il Monte dei Paschi di Siena, la terza banca del paese (e la più antica del mondo) ha perso metà del suo valore dopo il voto sulla Brexit. Le difficoltà della banca hanno spinto Matteo Renzi a proporre la ricapitalizzazione delle banche più deboli con denaro pubblico. Ma c’è un problema: molti risparmiatori italiani posseggono obbligazioni bancarie, che secondo le regole dell’Ue devono essere sacrificate se gli istituti che li hanno emessi vogliono ricevere un aiuto statale. Riuscirà Renzi a salvare le banche, i detentori di titoli e la sua poltrona?

La banche italiane faticano sotto il peso del più grande carico di crediti inesigibili d’Europa: 360 miliardi di euro, ovvero il 18 per cento del totale, risultato di anni di stagnazione economica e di prestiti discutibili. Diversi paesi (tra cui Regno Unito e Germania) hanno speso enormi quantità di denaro per salvare le banche dopo la crisi del 2008. L’Italia, alle prese con un problema meno acuto, ha deciso di non farlo.

I crediti inesigibili, nel frattempo, si sono accumulati. Svalutarli ulteriormente o venderli provocherebbe una perdita di capitale, che invece avrebbe bisogno di essere rimpinguato. Secondo le regole dell’Unione – rese più severe negli ultimi tre anni – il capitale addizionale deve provenire dal settore privato. Alcune banche possono rivolgersi ai mercati, ma altre sono troppo deboli per farlo. Il fondo creato di recente dall’industria finanziaria per ricapitalizzare le banche in difficoltà e acquistare crediti inesigibili ha già quasi esaurito le riserve.

Interventi pericolosi

Renzi vuole proteggere gli obbligazionisti a tutti i costi. A novembre, dopo il salvataggio di quattro piccole banche, gli investitori si sono infuriati ed è esplosa la rabbia dell’opinione pubblica (un uomo coinvolto si è suicidato). Un nuovo episodio di questo tipo potrebbe sancire la sconfitta del primo ministro in occasione del referendum sulla riforma costituzionale in programma per l’autunno, su cui Renzi ha puntato la sua poltrona. La posta in palio è alta anche per la Commissione europea, che supervisiona gli aiuti statali. Si tratta infatti del primo test per le nuove regole europee, e se verranno piegate per soddisfare Renzi non saranno più credibili.

I responsabili italiani e quelli della Commissione stanno cercando di trovare una soluzione per consentire il bailout (l’intervento dello stato) senza infrangere le regole o colpire gli obbligazionisti, magari ricorrendo alla ricapitalizzazione “precauzionale”. L’emergenza è acuita dal fatto che che risultati degli stress test sulle banche europee, previsti per il prossimo 29 luglio, potrebbero evidenziare nuove debolezze del Monte dei Paschi e di altre banche. È nell’interesse di entrambe le parti utilizzare ogni possibilità di manovra. A così poca distanza dal voto sulla Brexit l’Unione non è nella posizione di affrontare uno scontro tra Bruxelles e uno stato fondatore.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo di P.L. è uscito sul sito del settimanale britannico The Economist.

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