“Resistere alla strategia dell’odio”
Le Monde
“La Francia lo sa da mesi: è il bersaglio di una campagna terroristica senza sosta sul suo territorio da parte del gruppo Stato islamico”, scrive il direttore di Le Monde. “Questi crimini seriali obbediscono parola per parola a un copione scritto in anticipo da parte dei leader del movimento jihadista. La Francia viene attaccata perché ha una delle più grandi comunità musulmane d’Europa. L’obiettivo dei jihadisti è quello di provocare azioni di rappresaglia selvagge che provocherebbero una guerra civile religiosa. Invocano questa guerra civile in Francia, vogliono far credere che l’occidente è in guerra contro l’islam. Vorrebbero porre fine a questa anomalia, a questa ‘zona grigia’, come la chiamano, a un paese in cui le religioni convivono pacificamente nel vecchio e tollerante quadro che noi chiamiamo laicità. Non cedere è il primo atto di resistenza e una prima sconfitta del nemico”.
“Di fronte al male”
La Croix
“Una chiesa parrocchiale in una mattina d’estate. È quasi vuota. Solo poche persone a messa. Poi l’irruzione improvvisa della barbarie. Le uniche parole che vengono alla bocca sono quelle pronunciate dall’arcivescovo di Rouen, Dominique Lebrun, dalla Gmg di Cracovia: ‘Il mio grido sale a dio’ . È un grido di dolore e angoscia di fronte al mistero del male. Un grido di rabbia di fronte alla violenza fanatica che ha segnato la nostra terra, il nostro mondo”, scrive il quotidiano cattolico La Croix. “Tutte queste persone disarmate, tutte queste vite stroncate, uomini, donne, bambini. Da Baghdad a Orlando, da Nizza a Saint Étienne du Rouvray. Nessuna causa può giustificare un simile abominio. Ma il nostro grido a dio è una richiesta di aiuto per resistere alla tentazione della vendetta. ‘La chiesa cattolica non può prendere altre armi se non quelle della preghiera e della fraternità tra gli uomini’, ha detto l’arcivescovo prima di lasciare la Polonia per tornare alla sua diocesi”.
“Non cedere niente”
Libération
“Dal 2012 i jihadisti hanno ucciso bambini e adulti, ebrei, musulmani e cattolici, disegnatori atei, militari e poliziotti, turisti e gente in festa. Questa successione di attacchi, tutti diversi, dà l’impressione che il gruppo Stato islamico (Is) ci vuole portare inesorabilmente sul suo terreno. Non dobbiamo cadere nelle trappole dell’Is. A partire dalla politica e dai mezzi d’informazione”, commenta Libération.
“Nessun esercito minaccia seriamente il nostro paese, la nostra Costituzione, la nostra libertà, i nostri confini. Nessuna linea Maginot, tanto meno quella che innalzeremo a colpi di pseudovalori per dare l’impressione che qualcuno tiene il timone, sarà una garanzia totale. Il nostro nemico siamo noi stessi, è l’impazienza, l’irresponsabilità di credere che possiamo vincere sacrificando lo stato di diritto, usando la retorica dello scontro di civiltà. Infine, dobbiamo smettere di credere che siamo i soli a essere nel mirino dell’Is. I jihadisti hanno ucciso a Parigi, Tolosa, Nizza, in Normandia, ma anche a Baghdad, Tel Aviv, Beirut, Orlando. La guerra che sta conducendo l’Is non è una guerra contro la Francia, è una guerra contro la libertà. Non arrendiamoci senza lottare con le nostre armi”.
“Stupore per l’esecuzione di un prete”
La Voix du Nord
Di diverso parere il quotidiano La Voix du Nord. “Padre Jacques Hamel non disegnava caricature del profeta Maometto, non ascoltava musica decadente, non era tra la folla del 14 luglio che festeggiava una repubblica odiata. Stava celebrando la messa. Questo terrorismo non è cieco, al contrario prende bene la mira. La libertà di parola nel gennaio del 2015, il piacere di stare insieme nel novembre del 2015, l’unità del popolo della repubblica il 14 luglio 2016 e ieri la libertà religiosa. Ciò che è stato colpito è quello che siamo: un paese libero, laico, aperto, pluralista. Pertanto, dobbiamo esserlo ancora di più. Non ridurremo il terrorismo abbandonando la nostra identità. Ma noi abbiamo l’abitudine triste di alzare le nostre bandiere solo quando siamo attaccati”.
“Assassinato dai barbari”
Le Figaro
“A Saint Étienne du Rouvray gli abitanti della strada in cui abitava uno degli attentatori, Adel Kermiche, sono sconvolti. ‘È vergognoso’, esclama Farida, una madre di famiglia di origini algerine. ‘Sgozzare così è incredibile. Queste persone non sono musulmane. Sono dei drogati, una setta. Di giorno vendono droga e di sera uccidono’. Un’altra vicina dice che il giovane ‘era strano, parlava da solo, diceva cose senza senso’”. Il reportage di Le Figaro dalla cittadina dove è avvenuta la strage racconta la vita di uno dei suoi autori. “‘Faceva lo stagista come animatore, con i bambini era adorabile, si occupava dei laboratori e della danza, organizzava sempre dei giochi. Non ho mai notato nessun segno di radicalizzazione’, racconta un amico d’infanzia”. “‘Ieri sera l’ho incontrato qui al parcheggio: sorrideva, era normale. Ci piacevano la stessa musica, le modelle, ma era un ragazzo tranquillo’”.
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