Il 22 agosto è entrato in vigore in Italia il decreto del ministero della salute che stabilisce il ritiro dal commercio di 85 prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato, sospettata di essere cancerogena. Inoltre questo diserbante non potrà più essere usato in “parchi, giardini, campi sportivi, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie” e nella fase di “preraccolta, al solo scopo di ottimizzare il raccolto e la trebbiatura”. Fuori legge anche i prodotti contenenti come coformulante l’ammina di sego polietossilata.
Cos’è il glifosato
- Il glifosato è una sostanza attiva ampiamente utilizzata nei pesticidi. È stato sintetizzato per la prima volta nel 1950 da un chimico svizzero, ma fu commercializzato come diserbante per l’agricoltura solo negli anni settanta, dalla Monsanto. Inizialmente era impiegato soprattutto prima della semina per liberare i campi dalle erbacce. Da quando esistono le piante geneticamente modificate resistenti al glifosato, questo diserbante può essere usato anche dopo la semina. Il glifosato è venduto in tutto il mondo soprattutto dalla Monsanto, che produce anche i semi delle piante modificate resistenti al pesticida.
- Negli Stati Uniti il glifosato è stato autorizzato dall’Environmental protection agency, e in Europa dalla Commissione europea, che lo ha approvato una prima volta nel 2002. A fine giugno la Commissione europea ha prorogato l’autorizzazione alla messa in commercio fino alla fine del 2017, in attesa di un parere definitivo sui rischi per la salute dell’Agenzia chimica europea. Intanto ha proposto di limitarne l’uso.
- In Italia è vietata la coltivazione di piante geneticamente modificate, ma il glifosato è comunque molto usato sia sulle colture arboree ed erbacee sia in aree che non sono destinate all’agricoltura. È uno dei prodotti fitosanitari più venduti a livello nazionale. Il monitoraggio delle presenza del glifosato nelle acque al momento è effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8 per cento dei punti di osservazione delle acque superficiali, e il suo metabolita (Ampa) nel 56,6 per cento dei casi. Il glifosato e l’Ampa sono tra le sostanze che più determinano il superamento degli standard di qualità ambientale (Sqa) nelle acque superficiali: l’Ampa in 155 punti (56,6 per cento del totale), il glifosato in 85 punti (31 per cento del totale).
Un mercato fiorente
- Secondo uno studio della società di ricerca statunitense Transparency Market Research, nel 2012 sono state vendute nel mondo 718.600 tonnellate di glifosato. Il 45, 2 per cento della domanda era legato alla vendita di piante geneticamente modificate (ogm) resistenti al glifosato. All’epoca il mercato globale di questo diserbante valeva 5,4 miliardi di dollari ed entro il 2019 dovrebbe raggiungere gli 8,8 miliardi di dollari, crescendo a un tasso annuo del 7,2 per cento.
- Lo sviluppo del mercato è legato alla crescente adozione delle colture ogm, in particolare nelle economie emergenti dell’Asia Pacifico e dell’America Latina. I mercati più ricchi sono gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina, il Sudafrica, l’India e la Cina. Nell’Asia Pacifico, regione che nel 2012 costituiva un terzo della domanda globale di glifosato, la crescita è guidata dalla Cina e dall’India. La regione che garantisce i fatturati più alti è invece il Nordamerica, dove i prodotti a base di glifosato hanno prezzi più alti.
- I principali produttori di glifosato sono le statunitensi Monsanto, DowAgro e DuPont, l’australiana Nufarm, la svizzera Syngenta e le cinesi Zhejiang Xinan Chemical Industrial Group, Jiangsu Good Harvest-Weien Agrochemical e Nantong Jiangshan Agrochemical & Chemicals.
- Secondo lo studio, il successo del glifosato potrebbe essere ostacolato dallo sviluppo di erbacce resistenti al prodotto e soprattutto dall’adozione di norme restrittive sugli erbicidi in Europa.
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