I giochi olimpici di Rio 2016 sono stati dominati dai colori sgargianti. La tinta prevalente è stata il verde da green screen, il campo da hockey ha esibito un blu acceso e i corridori hanno calzato scarpe dai colori fluorescenti. Non sono stati i primi giochi a risplendere così. Quelli di Londra erano immersi nel rosa brillante. A Pechino dominava il rosso. Nel Regno Unito i calciatori della Premier league indossano regolarmente scarpe dai colori accecanti e il pallone che calciano, un tempo bianco, è diventato una sfera fluorescente gialla, rosa e blu. Anche il tennis sta diventando più colorato. Perché sempre più discipline ed eventi sportivi adottano tinte così vivaci?
La riconoscibilità del marchio
Un secolo fa, le tinte erano molto più scialbe. I giocatori di cricket, calcio e tennis si vestivano tutti di bianco o con colori tenui. Ma la crescita delle televisioni e degli sponsor commerciali ha scatenato una corsa alla visibilità. Lo sport trasmesso in tv deve competere con altre offerte: i colori accesi di Rio erano facili da vedere sul teleschermo e hanno catturato l’occhio dello spettatore pigro che fa zapping tra un canale e l’altro. I marchi d’abbigliamento sportivo che si contendono i clienti fanno qualcosa di simile: i pubblicitari della Nike tessono lodi infinite delle scarpe giallo sgargiante dell’azienda, vantandosi che il loro colore registrato è “la versione di giallo più visibile al mondo”.
I club sportivi che esitano nella scelta del colore possono ricorrere a ‘consulenti cromatici’
Gli eventi sportivi devono anche risaltare rispetto ai loghi e alle pubblicità degli sponsor di cui sono riempiti ovunque. Le televisioni indiane che mandano in onda le partite del campionato locale di cricket Twenty20 trasmettono pubblicità perfino durante le azioni di gioco. Questo bombardamento pubblicitario può distrarre gli spettatori. Con dei colori più accesi, gli organizzatori cercano di trattenere l’attenzione degli spettatori sulla partita.
Un altro elemento che guida la scelta cromatica degli eventi sportivi è la riconoscibilità del marchio. I ricercatori (e i direttori del marketing) sanno che particolari colori sono associati a determinate emozioni, e che le persone rispondono a queste sollecitazioni più velocemente che alle parole o alle immagini.
Di conseguenza, i colori dello sport devono essere quelli giusti, oltre che accesi. Il campo di hockey blu di Rio, coi suoi contorni verdi, le linee bianche e la palla gialla, evocava la bandiera brasiliana. La nuova tenuta di una squadra di calcio, a inizio di ogni nuova stagione, fa apparire la vecchia maglietta antiquata. E i club sportivi che esitano nella scelta del colore possono ricorrere a “consulenti cromatici” per prevedere le preferenze della gente.
Un ultimo fattore è l’uniformità. Gli organizzatori dei giochi di Londra avevano ricoperto l’intera città di rosa brillante per agevolare l’orientamento degli spettatori e l’identificazione dei siti e dei percorsi olimpici (e probabilmente per indicare ai londinesi quali evitare). Gli organizzatori avevano però una scelta limitata a causa della gamma di colori utilizzati dalla rete di trasporti londinese: alcune tonalità meno accese già indicavano varie linee di metropolitana. Per ora la tendenza nello sport sembra essere verso colori sempre più sgargianti. Ma si può prevedere che questo processo avrà una fine naturale: quando calciatori e atleti olimpici saranno indistinguibili dagli addetti alla manutenzione delle ferrovie, che indossano giacche fluorescenti, sarà finalmente arrivato il momento di attenuare un po’ i colori.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo di K.S.C. è uscito sul sito del settimanale britannico The Economist.
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