Per l’industria cinematografica statunitense, il 2016 è stato un anno tra luci e ombre. Nonostante l’ascesa dei servizi di streaming e la crescente qualità delle serie tv, da un punto di vista economico il cinema resiste.

Negli Stati Uniti le sale hanno fatto registrare incassi record, anche se il dato va contestualizzato. Il numero di spettatori (1,32 miliardi) è stato lontano dai 1,57 miliardi registrati nel 2002. L’aumento dei ricavi proviene dall’aumento del prezzo dei biglietti, dovuto anche alle sale Imax e alle proiezioni in 3D.

A dividersi la torta inoltre ci sono meno film e casa cinematografiche rispetto al passato: la Disney, per esempio, ha distribuito più di metà dei dieci film con gli incassi più alti nel paese.

Il sito della rivista statunitense Variety ha riassunto la situazione in cinque punti:

1. Accorciare le distanze
Oggi passa troppo tempo (90 giorni) tra l’uscita di un film in sala e la sua disponibilità per il mercato dell’home video, su questo molti esperti sono d’accordo. Per questo stanno nascendo servizi come Screening Room, una startup ideata da Sean Parker (l’inventore di Napster), che ha l’obiettivo di rendere disponibili i film nelle case in contemporanea con l’uscita nei cinema. Il progetto ha anche ricevuto la benedizione di importanti registi come Steven Spielberg e J.J. Abrams.

Servizi come Screening Room servono, scrive Variety, perché possono aiutare a combattere la pirateria e assecondano la voglia crescenti di contenuti on demand, disponibili cioè in qualsiasi luogo e in ogni momento.

Alcune importanti case cinematografiche, come la Universal e la Warner Bros., hanno dichiarato che sono disposte a rendere disponibili i loro film prima dei canonici 90 giorni, facendoli pagare di più, anche se dovranno mettersi d’accordo con i distributori, offrendo probabilmente una parte dei ricavi.

Il rappresentante di un’azienda di tv via cavo citata da Variety, che ha voluto restare anonimo, vorrebbe accorciare questa distanza a “qualche settimana”.

Ci sono alcuni ostacoli ancora da superare. Screening Room, nonostante il sostegno ricevuto, non ha ancora firmato accordi con le grandi case cinematografiche. E alcune di loro restano contrarie. La Disney, per esempio, è convinta che distribuire un film nelle sale sia ancora il modo migliore per promuovere un film.

Anche alcune aziende tecnologiche attive nel mercato dello streaming, come Amazon, puntano molto anche sulla distribuzione nelle sale. L’azienda di Jeff Bezos nel 2016 ha ideato due successi del cinema indipendente come Amore e inganni e Manchester by the sea e ha promesso che l’anno prossimo raddoppierà gli sforzi in questa direzione.

2. Luci e ombre dei sequel
Nel 2016 diversi sequel hanno fatto flop negli Stati Uniti: Independence day. Rigenerazione, Tartarughe Ninja. Fuori dall’ombra, Cattivi vicini 2 e altri. Al tempo stesso i franchise, le saghe di film che includono rifacimenti, nuove versioni e spinoff, sono andati molto bene.

Variety ha analizzato la classifica dei dieci film più visti nel paese, che vede ai primi tre posti Alla ricerca di Dory, Captain America. Civil war e Rogue one. A Star Wars story. La rivista fa notare che, su dieci, otto sono sequel, rifacimenti o fanno parte di saghe (come quella di Star wars). Le uniche eccezioni sono i due film di animazione Pets. Vita da animali e Zootopia.

E nel 2017 le cose non sono destinate a cambiare, visto che tra i titoli più attesi ci sono i nuovi Star wars, Guardiani della galassia e Alien.

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3. Il fattore Cina
Dopo anni di crescita esplosiva, nel 2016 il botteghino cinese ha rallentato. Le vendite dei biglietti nel paese sono cresciute del 3 per cento, una cifra bassa rispetto al 49 per cento del 2015. Il sorpasso nei confronti del mercato statunitense non è ancora avvenuto, a differenza delle previsioni.

Ci sono stati alcuni casi interessanti, che fanno notare come i due mercati siano tanto diversi quanto sempre più connessi. Warcraft. L’inizio, adattamento del videogioco della Blizzard Entertainment diretto Duncan Jones, è stato un flop in patria ma è stato salvato dagli ottimi incassi in Cina.

È ormai inevitabile considerare la Cina come un mercato fondamentale, anche se l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump potrebbe cambiare lo scenario, fa notare Variety. Il presidente eletto ha promesso di introdurre dazi sui prodotti cinesi e potrebbe danneggiare la distribuzione dei film statunitensi in Cina.

4. Le star non bastano, ma servono
Diversi film che avevano per protagonisti attori o registi molto famosi non sono riusciti a portare tante persone al cinema. Tra i flop più evidenti ci sono stati quelli di Allied. Un’ombra nascosta, con Brad Pitt e Marion Cotillard, Alice attraverso lo specchio, con Johnny Depp, e Inferno, con Tom Hanks. Stessa sorte per Il GGG. Il grande gigante gentile di Steven Spielberg.

Al tempo stesso, quando l’alchimia tra regista e attore regge, i film incassano tanto. È il caso di Sully, diretto da Clint Eastwood e che ha per protagonista lo stesso Tom Hanks.

5. Estate tutto l’anno
In passato l’uscita dei grandi blockbuster statunitensi era sempre pianificata tra la fine di maggio e la fine di luglio, per sfruttare al massimo l’alta affluenza nelle sale, e diversi film si sovrapponevano entrando in concorrenza diretta. Ormai non è più così. Tante pellicole di successo del 2016 (Deadpool, Zootopia e Il libro della giungla) sono uscite durante l’inverno o l’autunno, sfruttando il passaparola e la minore concorrenza.

Nel 2017 diversi film di cassetta saranno distribuiti in un periodo lontano dall’estate: Ghost in the shell, La bella e la bestia e Lego Batman saranno nelle sale tra l’inverno e la primavera.

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