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I punti della legge elettorale bocciati dalla corte costituzionale

L’allestimento di un seggio elettorale a Roma, il 23 febbraio 2013. (Alberto Pizzoli, Afp)

Il 25 gennaio, dopo diverse ore di camera di consiglio, la corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali le parti della legge elettorale cosiddetta Italicum (legge elettorale numero 52 del 2015) che riguardano il secondo turno e la possibilità per i capilista candidati in più di un collegio di scegliere in quale essere eletti. La consulta ha respinto la questione di costituzionalità relativa al premio di maggioranza, sollevata dal tribunale di Genova. La corte ha inoltre dichiarato inammissibili o non fondate tutte le altre questioni sollevate dai cinque tribunali (Trieste, Torino, Messina, Genova e Perugia). La consulta ha scartato anche la questione presentata dall’avvocato di stato Massimo Massella Ducci Teri che aveva chiesto l’inammissibilità dei ricorsi, in quanto la legge elettorale non è mai stata usata. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra il 15 e il 28 febbraio. Se il parlamento dovesse riformare la legge elettorale in modo da renderla omogenea a quella valida per il senato, si potrebbe andare a votare già a giugno.

Che succederebbe se si andasse a votare ora. Se si andasse a votare senza cambiare la legge elettorale, si voterebbe per la camera dei deputati con l’Italicum rivisto dalla sentenza della corte costituzionale del 25 gennaio. Al senato si andrebbe invece a votare con la legge elettorale Consultellum, cioè la legge elettorale proporzionale risultante dalla sentenza della corte costituzionale che ha abrogato alcune parti della legge elettorale Calderoli, meglio nota come Porcellum.

Cos’è e come cambia l’Italicum. È un sistema elettorale proporzionale che prevede una correzione maggioritaria, una soglia di sbarramento e un premio di maggioranza. La legge istituisce cento collegi elettorali plurinominali, con capolista bloccati. Dal secondo candidato in poi ci sono le preferenze. Ogni elettore potrà esprimere al massimo due preferenze: in questo caso dovrà votare per una donna e per un uomo, pena l’annullamento della seconda preferenza. La lista o il partito che ottiene più del 40 per cento dei voti al primo turno (o che vince al ballottaggio) prende il premio di maggioranza e ottiene il 54 per cento dei seggi: 340 su 630. I 290 seggi rimanenti sono assegnati agli altri partiti. La soglia di sbarramento per entrare in parlamento è fissata al 3 per cento. Al momento la legge elettorale Italicum (entrata in vigore nel luglio del 2016) è valida solo per l’elezione dei deputati, perché è stata scritta presumendo che con il referendum del 4 dicembre sarebbe stata approvata dagli elettori una riforma costituzionale con cui i senatori non sarebbero più stati eletti a suffragio universale. Per l’elezione dei senatori resta in vigore il Consultellum, cioè un proporzionale puro con soglia di sbarramento all’8 per cento per i singoli partiti e nessun premio di maggioranza.

Quali sono le parti dichiarate incostituzionali dalla consulta. La corte ha stabilito che non sono legittimi il ballottaggio e la possibilità per il capolista di scegliere in quale collegio essere eletto, in caso di vittoria in più di un collegio. Mentre rimangono in piedi: il premio di maggioranza al primo turno, i capilista bloccati e le multicandidature. Il ballottaggio è stato criticato perché permetteva ai partiti più votati di andare al secondo turno indipendentemente dai voti ottenuti e anche perché in un regime di bicameralismo paritario, stabilito dalla costituzione, il secondo turno per la sola camera creava un elemento di disomogeneità.

Cosa prevede il Consultellum. È un sistema elettorale proporzionale con uno sbarramento dell’8 per cento per i singoli partiti e del 20 per cento per le coalizioni. È la parte della legge Calderoli (conosciuta come Porcellum) che è rimasta in piedi dopo la sentenza della corte costituzionale che il 4 dicembre 2013 ha definito incostituzionali alcune sue parti. Al momento si applicherebbe solo per l’elezione dei senatori.

Le proposte di riforma della legge elettorale. Nel Partito democratico (Pd) ci sono diversi progetti per riformare la legge elettorale, ma starà al Pd, che ha 301 seggi alla camera e 113 seggi al senato, fare una proposta per riformare la legge con la quale si andrà a votare alle prossime elezioni. Prima del referendum c’era stata una proposta da parte della corrente renziana per cambiare l’Italicum come richiesto dalla minoranza del partito. La modifica prevedeva una riduzione del premio di maggioranza. Altre proposte dello schieramento democratico sono il ritorno al Mattarellum (appoggiato dai bersaniani) e una modifica dell’Italicum proposta dalla corrente dei giovani turchi (premio di 90 seggi alla lista più votata ed eliminazione del secondo turno). Per modificare la legge il Pd dovrà trovare un accordo con gli altri partiti che al momento hanno posizioni abbastanza diverse sulla legge elettorale. Il Movimento 5 stelle (91 deputati e 35 senatori), che ha sempre criticato l’Italicum, ora sembra più interessato ad andare a votare nel più breve tempo possibile, quindi propone di andare al voto con due leggi elettorali diverse per camera e senato. Posizione che condivide con la Lega nord (19 deputati e 12 senatori) che non sembra interessata alla riforma della legge elettorale per il momento, ma che con pochi rappresentanti in parlamento non avrà molta voce in capitolo. Mentre saranno determinanti le scelte di Sinistra italiana (31 deputati e dieci senatori) da una parte e di Forza Italia (con 50 deputati e 42 senatori) e Nuovo centrodestra (30 deputati e 29 senatori) dall’altra. Forza Italia sembra orientata verso un sistema proporzionale con soglie di sbarramento e un piccolo premio di maggioranza, che gli garantirebbe di non dover fare coalizioni con la Lega nord.

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