Un collega buontempone della rubrica Gulliver ha cominciato il nuovo anno spiegando perché il 2017 potrebbe essere, per chi viaggia per affari, perfino peggiore dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle. I motivi sono perlopiù di origine geopolitica: i contraccolpi della Brexit, l’incertezza che circonda il presidente Donald Trump, il probabile aumento del prezzo del petrolio, il rallentamento dell’economia cinese e la minaccia terroristica.
Ma esiste una tendenza che potrebbe avere effetti positivi sui viaggi, rendendo il volo più confortevole nonostante gli sforzi, da parte delle compagnie aeree, di stivare i passeggeri in spazi sempre più angusti e di farli pagare anche per i servizi più essenziali. Ci siete sicuramente arrivati prima di me: i compositi plastici rinforzati al carbonio.
Molti dei disagi legati al volare – che ci si trovi su sedili reclinabili in una suite privata in prima classe o strizzati in seconda – derivano da due fattori: la pressione atmosferica e l’umidità. A un’altezza di diecimila metri, la pressione fuori dall’aereoplano è estremamente bassa, e quindi la cabina viene pressurizzata per raggiungere un livello più simile a quello che abbiamo a terra. Il problema è che fare salire la pressione pari al livello del mare sottoporrebbe a uno sforzo enorme l’apparecchio, che dovrebbe fare i conti con un enorme contrasto tra la pressione interna e quella esterna. Per questo la maggior parte delle compagnie aeree mantiene un livello di pressione atmosferica equivalente a quello che si ha a 2.500 metri sopra il livello del mare. Si tratta più o meno dell’altitudine di Bogotá, in Colombia, o di Addis Abeba, in Etiopia.
Come sa chiunque abbia visitato le Ande o gli altopiani dell’Africa orientale, vivere da quelle parti è molto faticoso per chi non è abituato all’aria più rarefatta. I polmoni e il cuore fanno più fatica a portare ossigeno al corpo e al cervello. Uno dei motivi per cui i migliori maratoneti tendono a provenire da paesi dell’Africa orientale come l’Etiopia è che i loro cuori e polmoni si sono maggiormente sviluppati dovendosi allenare a quelle altitudini. Volare è un’attività decisamente più sedentaria, ma come spiega George Hobica nel suo blog Airfarewatchdog, l’altitudine può interferire con il sonno e causare spossatezza anche durante il volo.
L’umidità fa male
Ed è qui che intervengono i nuovi compositi plastici rinforzati al carbonio. Le strutture in alluminio di buona parte degli aerei farebbero fatica a sopportare il maggiore differenziale di pressione che deriverebbe dal portare la pressurizzazione in cabina a un livello inferiore ai 2.500 metri. Ma i nuovi aerei vengono costruiti con questi nuovi materiali più resistenti. Il Boeing 787 Dreamliner, per esempio, è costruito con questo tipo di composito plastico e presenta una pressurizzazione in cabina equivalente a 1.800 metri. Uno studio condotto insieme a Boeing ha rilevato che, anche se volare a 2.500 metri può provocare un calo del 4 per cento dell’ossigeno nel sangue, volare a 1.800 metri – in termini di effetto sui corpi dei passeggeri – è simile al trovarsi a terra.
Veniamo ora all’umidità. I passeggeri di un volo generano molto vapore acqueo espirando e sudando, ma gli aerei ne espellono una grande quantità per mantenere un certo livello d’umidità. Il problema è che gli aerei di metallo si corrodono se c’è troppa umidità e gli apparecchi possiedono quindi un livello che è ottimale per loro, e non per i passeggeri. Questo può seccare gli occhi e la gola. Ma anche qui intervengono i nuovi compositi plastici rinforzati. Come hanno dichiarato a Hobica i rappresentanti di Boeing, “alla fibra di carbone non importa di inumidirsi”.
Come il Boeing 787, l’Airbus A350 possiede una struttura in composito di plastica con una cabina pressurizzata a 1.800 metri. Entrambi gli aerei sono già in circolazione, ma in numero limitato. Tuttavia, con la loro prossima diffusione (secondo i rispettivi produttori ci sono attualmente 810 ordini per l’A350 e 1.210 per il 787) e con la diffusione di nuovi modelli, le cabine con livelli di pressione e umidità più confortevoli diventeranno la norma. Anche gli aerei con una struttura metallica potrebbero adottare simili cambiamenti: Boeing sostiene che anche la fusoliera del suo modello 777X, che dovrebbe entrare in servizio nel 2019, sarà in grado di sostenere una pressione più bassa in cabina.
In altri termini, con il passare degli anni diminuiranno le probabilità che i passeggeri d’aereo soffrano di stanchezza, mancanza di sonno, gola e occhi secchi, per non parlare del jet lag al quale questi sintomi contribuiscono. Sfortunatamente i compositi plastici rinforzati al carbonio non potranno fare molto per accorciare i tragitti aerei, ripristinare la gratuità del bagaglio in stiva e aumentare il valore della sterlina.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo di A. W. è stato pubblicato sul blog Gulliver dell’Economist.
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