Il nervosismo dei mercati obbligazionari e i sondaggi sempre più incerti hanno risvegliato i timori che in Francia Marine Le Pen venga eletta presidente questa primavera. Dall’inizio del 2017 la leader del partito nazionalista Front national (Fn) è sempre stata in testa alle intenzioni di voto per il primo turno delle elezioni presidenziali, che si terranno il 23 aprile. Da nessuno dei sondaggi di quest’anno, tuttavia, emerge la possibilità che possa uscire vincitrice dal ballottaggio del secondo turno, il 7 maggio. Le presidenziali a doppio turno francesi prevedono che debba vincere con una maggioranza assoluta dei voti. Questo rende il suo obiettivo difficile ma, da un punto di vista aritmetico, non impossibile.
L’ultima volta che Le Pen si è candidata alla presidenza, nel 2012, ha ottenuto 6,4 milioni di voti, pari al 18 per cento del totale. L’affluenza alle presidenziali francesi è stata sempre alta: intorno all’80 per cento dei46 milioni di elettori si presenta alle urne e circa il 75 per cento delle schede è valido. Immaginando che quest’anno l’affluenza rimanga la stessa, Marine Le Pen avrebbe bisogno del sostegno di poco più di 17,4 milioni di elettori al secondo turno per ottenere la presidenza. Questo vorrebbe dire che dovrebbe quasi triplicare i suoi voti rispetto al 2012.
Gli attuali sondaggi attribuiscono a Le Pen circa il 26 per cento al primo turno, ovvero circa nove milioni di voti. In questo caso le mancherebbero comunque otto milioni di voti per ottenere la maggioranza al secondo turno. Una previsione più favorevole si basa sul 42 per cento che ha ottenuto al secondo turno delle elezioni regionali del 2015, quando si presentò in quella che oggi è chiamata Hauts-de-France. Questa regione, con la sua rust belt e il suo bacino minerario, è particolarmente favorevole al Fn, e Marine Le Pen ha fatto diverse campagne elettorali in questa zona. Buona parte delle altre regioni francesi, a parte il sud, le sono meno favorevoli. Se dovesse, anche se appare improbabile, ripetere questo risultato in tutto il paese a maggio, la leader del Fn potrebbe ottenere il risultato impressionante di 14,6 milioni di voti. Che non sarebbero comunque sufficienti a darle la maggioranza assoluta, stando ai dati tradizionali sull’affluenza.
Il nodo dell’affluenza
Ma cosa accadrebbe se gli elettori, poco convinti dalle alternative a Le Pen – che si tratti del candidato di centrodestra François Fillon, di quello di centro Emmanuel Macron o del socialista Benoît Hamon – decidessero di disertare in massa le urne invece di compattarsi attorno al suo rivale al secondo turno? Perché la leader del Fn ottenga la maggioranza assoluta dei voti nello scenario più prudente (i nove milioni di voti indicati dai sondaggi), l’affluenza dovrebbe crollare intorno al 40 per cento. Se Le Pen ottenesse risultati migliori (14,6 milioni di voti), l’affluenza dovrebbe calare al 63 per cento, oppure al 68 per cento considerando i voti nulli. Da quando Charles De Gaulle ha creato la quinta repubblica nel 1958, la cosa non è mai successa. Il che rende una prospettiva di una presidenza Le Pen improbabile, ma non impossibile.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo di S.P. è stato pubblicato sul blog The Economist explains dell’Economist.
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