Il partito liberale (Vvd) del premier uscente Mark Rutte è arrivato in testa alle elezioni legislative del 15 marzo, pur avendo perso otto seggi. Non c’è invece stata l’attesa vittoria del partito islamofobo e populista di Geert Wilders, fermo a 20 seggi. Passato lo spavento, i giornali accolgono con sollievo un “ritorno alla normalità” e alla “moderazione” proprie degli olandesi.
Ha vinto il centro
NRC Handelsblad
“Gli olandesi si sono svegliati in un paese normale. Non ci sono state rivolte populiste o clamorose sorprese elettorali. E per fortuna l’affluenza alle urne è stata notevole”. Una tendenza emerge dal voto, osserva il quotidiano moderato: “Il centro politico ha vinto le elezioni. Gli estremisti populisti che sembrava dovessero trionfare non hanno preso piede nel paese. La primavera patriottica annunciata dal leader del Partito per la libertà (Pvv) Geert Wilders è un miraggio. I Paesi Bassi rimangono dove sono stabilmente da decenni: un paese variegato e moderato. […] Un altro risultato del voto è che governare non paga. I Paesi Bassi sono uno dei paesi che se la cava meglio nell’Unione europea. Eppure gli elettori hanno punito severamente la coalizione. […] Visti i risultati, la formazione di una coalizione di governo di centro appare come la più evidente”.
Ora anche l’Europa lo sa: la rivolta populista rimane fuori
De Volkskrant
Per il primo ministro Mark Rutte le elezioni del 15 marzo “erano i quarti di finale nella partita contro i demagoghi. La semifinale si gioca in Francia e la finale a Berlino”, scrive Bart Wagendorp. Secondo l’editorialista, “dopo la Brexit e la vittoria di Trump i Paesi Bassi dovevano essere la terza tessera del domino a cadere. Non è andata così anche perché il Vvd di Rutte e i cristiano-democratici (Cda) si sono in parte appropriati delle idee di Geert Wilders”, il leader populista del Pvv: “L’influenza dell’oracolo di Venlo è maggiore di quanto la sua delusione suggeriva ieri sera. Oltre alla sconfitta del populismo abbiamo visto quella della socialdemocrazia. Per la prima volta i laburisti sono scesi sotto i dieci seggi”.
Governare non paga
Trouw
“La prima conclusione che si può trarre dal voto è che governare non paga. Per il premier Mark Rutte il fatto che il suo partito rimane di gran lunga il primo in un paesaggio appiattito è una magra consolazione”, si legge nell’editoriale non firmato del quotidiano di centrosinistra. “La seconda conclusione importante è che i Paesi Bassi confermano di essere un paese dove i moderati sono la maggioranza e reggono. La nostra società non ama gli estremi. Il Pvv ostile al sistema ha guadagnato un poco, ma molto meno di quanto lasciassero intendere i sondaggi”.
Fiducia da non tradire
De Telegraaf
“Negli ultimi anni si è parlato molto del crescente divario tra i cittadini e i politici e della rabbia popolare riguardo agli intrighi del Binnenhof”, la sede del governo olandese. Eppure “l’ampia affluenza alle elezioni di ieri ha dimostrato che i cittadini olandesi sono ancora molto coinvolti nel governo. I cittadini non si accontentano facilmente, ma non rinunciano in massa. Non c’è stata crescente indifferenza, come negli Stati Uniti, dove il presidente Trump è stato eletto con meno voti del perdente nelle elezioni presidenziali precedenti. L’entusiasmo per le elezioni resta elevato nel nostro paese. […] I cittadini hanno dato prova di fedeltà. È fondamentale che i leader politici non la tradiscano”.
Sollevato e orgoglioso
Algemeen Dagblad
“Quando i primi exit poll sono stati annunciati ho provato un sentimento di orgoglio e di sollievo”, scrive Özcan Akyol, autore turco e olandese: “Il mondo intero ci stava guardando, tutti volevano sapere se i populisti sarebbero andati al potere, con tutte le conseguenze del caso. […] I Paesi Bassi sono meno isterici di quello che pensavamo. In pratica, il nostro paese tende verso il centro. Si tratta comunque di un segnale: anche se gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno alimentato la paura, nei Paesi Bassi vive gente piuttosto civile che non si lascia sedurre dalla vuota retorica dei populisti. Questo mi dà sollievo e mi rende orgoglioso. La conclusione dovrebbe essere che la gente normale vuole il meglio per questo paese, e questo non si ottiene con le urla, e che lo abbiamo ignorato per troppo tempo”.
In collaborazione con VoxEurop.
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