Lo stato messicano di Veracruz è una fossa comune a cielo aperto
Quasi ogni settimana arrivano nuove notizie sulle macabre scoperte fatte nello stato di Veracruz, in Messico. Il procuratore di questo stato del sud del paese che si affaccia sull’Atlantico, Jorge Winckler, ha annunciato che altri 47 teschi sono stati riesumati non lontano dalla città di Alvarado.
Secondo gli inquirenti, alcuni di questi resti umani, ritrovati in otto fosse, sarebbero quelli di una famiglia scomparsa nel settembre del 2016 e di due altre persone di sesso maschile – probabilmente vittime dei narcotrafficanti che seminano il terrore in questa parte del paese. La polizia scientifica continua il suo lavoro per cercare di identificare gli altri resti recuperati.
Solo qualche giorno fa erano stati scoperti un po’ più a nord 250 teschi. Di solito sono le famiglie a trovare le fosse: vedove e madri sono stanche dell’incapacità delle autorità e hanno cominciato a cercare da sole i resti dei loro familiari. “Scoperte” del genere non sono rare in Messico, ma la portata di queste ultime è eccezionale. A tal punto che la settimana scorsa Winckler ha parlato di “un’immensa tomba, la più grande del paese e forse del mondo”.
Una violenza inarrestabile
Lo stato di Veracruz è noto come il principale punto di radicamento dei gruppi criminali, che si combattono per il controllo della droga e delle reti di contrabbando, osserva l’International Business Times. Si tratta anche dello stato più pericoloso per i mezzi d’informazione: secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti dal 2010 nel territorio di Veracruz sono stati uccisi almeno sei giornalisti. E l’omicidio, il 19 marzo, a Yanga, del cronista Ricardo Monlui ne è la triste dimostrazione.
Queste fosse comuni testimoniano la violenza che caratterizza il territorio. Solo a gennaio sono stati registrati quasi duemila omicidi, il numero più alto per questo mese dell’anno dal 1990, riferisce Newsweek. A questo ritmo il 2017 potrebbe diventare l’anno più cruento dal 2006, quando l’ex presidente Felipe Calderón lanciò la sua guerra contro i cartelli della droga.
(Traduzione di Andrea De Ritis)